l'operazione “daffodil” nel piano “agreement” - Marina Militare
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L’OPERAZIONE “DAFFODIL” NEL PIANO<br />
“AGREEMENT”<br />
Il fallito sbarco britannico a Tobruch del 14 settembre 1942<br />
La pianificazione dell’operazione “Agreement”<br />
FRANCESCO MATTESINI<br />
Ai primi di agosto del 1942, dopo la travolgente offensiva terrestre delle forze<br />
dell’Asse in Egitto fino alle fatali dune di El Alamein, i comandi militari<br />
britannici del Medio Oriente studiarono come poter alleggerire la pressione<br />
dell’Asse sul fronte e costringere il feldmaresciallo Erwin Rommel, comandante<br />
dell’Armata corazzata italo-tedesca, a distaccare altrove una parte<br />
delle sue forze che fronteggiavano l’8 a Armata del generale Bernard<br />
Montgomery, il quale assunse il comando il giorno 13 del mese. Nacque così,<br />
su un <strong>piano</strong> concepito dal ten. col. John Edward Haselden, comandante del<br />
“Long Ranger Desert Group” (LRDG), l’operazione “Agreement”. Essa si<br />
inquadrava in una più complessa serie di altre operazioni, battezzata “Big<br />
Party”, intesa a provocare scompiglio, panico, disservizi e distruzioni delle<br />
organizzazioni logistiche dell’Asse, mediante azioni in profondità di guastatori,<br />
destinati ad agire contro aeroporti, centri logistici e le linee di comunicazioni<br />
terrestri della Cirenaica, fra Tobruch e Bengasi.<br />
In effetti, oltre all’operazione Daffodil contro Tobruch – che tratteremo<br />
dettagliatamente essendo la più importante e la più costosa per i britannici –<br />
(1) S. Roskill, The War at Sea 1939-1945, vol. II, The period of balance, London,<br />
HMSO, 1956, p. 309.<br />
( 1)
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
furono pianificate le seguenti operazioni: Bigamy (Snowdrop) per distruggere i<br />
depositi di carburanti di Bengasi e attaccare l’aeroporto di Benina; Hyacinth<br />
(Caravan) per distruggere le installazioni militari dell’aeroporto di Barce e la<br />
statua di Mussolini; Nicety (Tulip) per conquistare l’oasi di Gialo per il tempo<br />
necessario per coprire, via terra, la ritirata delle varie aliquote di sabotatori<br />
impegnati <strong>nel</strong>le citate operazioni.<br />
La pianificazione dell’Agreement, discussa dal Comando del Medio<br />
Oriente del Cairo sotto la direzione del generale Claude Auchinleck – che<br />
aveva segnalato al suo quartier generale “che per realizzare quello scopo sarebbe stato<br />
giustificato impiegare ogni e qualsiasi mezzo” – fu poi confermata, dopo la<br />
sostituzione di Auchinleck, voluta da Winston Churchill che gli rimproverava<br />
un contegno scarsamente aggressivo, dal nuovo comandante del Medio<br />
Oriente generale Harold Alexander.<br />
L’operazione Daffodil comportava un attacco dal mare su Tobruch,<br />
coordinato con l’azione di una colonna mobile terrestre proveniente dal<br />
deserto su camionette.<br />
A sinistra: il ten. col. John Edward (“Jock”) Haselden, ideatore del <strong>piano</strong><br />
Agreement, morto a Tobruch il 14 settembre 1942. Era nato in Egitto da padre<br />
britannico e madre italiana. A destra: il generale Harold Alexander, comandante in<br />
capo del Medio Oriente.<br />
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Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
L’operazione generò molta perplessità <strong>nel</strong>l’ambito dei comandanti della<br />
Mediterranean Fleet e della R.A.F., perché in effetti l’incursione aveva modalità<br />
“la cui indiscutibile audacia di esecuzione” era “pari soltanto alla macchinosità ed anche<br />
all’ingenuità del <strong>piano</strong>”. (2)<br />
Le modalità del <strong>piano</strong> operativo britannico, accettato dai tre comandanti<br />
in capo delle forze armate britanniche del Medio Oriente e poi diramato il 21<br />
agosto 1942, consistevano in un attacco di sorpresa, già pronto per essere<br />
attuato nei mesi di luglio e di agosto, e poi rimandato alla notte fra il 13 e il 14<br />
settembre, per usufruire della fase di luna favorevole. Esso era destinato a<br />
occupare Tobruch per circa ventiquattr’ore onde permettere a reparti di<br />
guastatori, secondo il tempo disponibile, una completa distruzione (Demolition<br />
Party) degli impianti portuali e delle unità navali, chiatte e mezzi speciali alla<br />
fonda <strong>nel</strong>la rada, meno dieci motozattere, le più efficienti – che dovevano<br />
servire per rinforzare il naviglio di sbarco ad Alessandria – nonché di tutti gli<br />
L’ammiraglio Henry Harwood, comandante in capo della Mediterranean Fleet, ad<br />
Alessandria, ispeziona un drappello di marinai.<br />
(2) M. Montanari, Le operazioni in Africa Settentrionale, vol. II, El Alamein, Roma,<br />
Stato Maggiore dell’Esercito-Ufficio Storico, 1989, p. 640.<br />
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F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
apprestamenti logistici e i depositi, in particolare le cisterne a prova di bomba<br />
contenenti le scorte di benzina di Rommel, e anche delle officine riparazioni<br />
carri armati. ( 3) In tal modo si volevano paralizzate per lungo tempo l’efficienza<br />
della piazzaforte come porto e base di rifornimento e le possibilità di<br />
movimento delle armate italo-tedesche. (4)<br />
Come ha scritto lo storico britannico capitano Stephen Roskill <strong>nel</strong>la sua<br />
monumentale opera The War at Sea, “L’intendimento [con i cacciatorpediniere] era<br />
di sbarcare i marines sul costone settentrionale della rada di Tobruk mentre le truppe<br />
trasportate dalle unità costiere sarebbero sbarcate sul costone meridionale della rada in<br />
appoggio ad una colonna terrestre”.<br />
Neutralizzate le difese costiere, i cacciatorpediniere dovevano entrare <strong>nel</strong><br />
porto, “protetti dalle postazioni nemiche di artiglieria presidiate da noi, distruggere il<br />
naviglio e le attrezzature del porto e poi reimbarcare i marines ed i soldati”.<br />
Ma poi, di fronte alla realtà di un’operazione nata con troppa<br />
presunzione e scarsa considerazione per le capacità di reazione dei difensori di<br />
Tobruch, Roskill ha anche aggiunto: “Un assalto frontale con tali debolissime forze<br />
certamente appare ora eccessivamente rischioso”.<br />
Se l’azione fosse riuscita, essa avrebbe avuto pertanto conseguenze<br />
gravissime per l’andamento del traffico<br />
dell’Asse che, partendo dai porti<br />
dell’Italia e della Grecia, faceva in<br />
massima parte scalo a Tobruch, il<br />
porto più vicino alla linea del fronte,<br />
poiché avrebbe costretto i convogli<br />
dell’Asse a inoltrare i rifornimenti<br />
marittimi a Bengasi, 260 miglia più<br />
arretrato.<br />
Il maresciallo dell’aria Arthur Tedder,<br />
comandante in capo della R.A.F. del<br />
Medio Oriente.<br />
(3) AUSMM, <strong>Marina</strong> Germanica in Italia, “Maricolleg Berlino, Piano inglese per lo<br />
sbarco a Tobruk (13-14 settembre 1942)”.<br />
(4) S.O. Playfair, Mediterranean and Middle East, vol. IV, The Destruction of the Axis<br />
Forces in Africa, Londra, HMSO, 1980, p. 20 sg.<br />
(5) S. Roskill, op. cit., p. 309 sg.<br />
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( 5)
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Tuttavia, vi erano ancora molte perplessità per dare corso all’operazione<br />
( 6)<br />
Agreement. Ha scritto, infatti, il generale Alexander <strong>nel</strong> suo rapporto:<br />
Poiché le azioni sarebbero state sicuramente molto rischiose, i vantaggi che se ne<br />
volevano trarre dovevano essere accuratamente pesati con la probabilità di successo ed il<br />
prezzo dell’eventuale fallimento. Di conseguenza, il 3 settembre, riesaminai ancora<br />
una volta il progetto assieme all’ammiraglio Harwood, Comandante in Capo <strong>nel</strong><br />
Mediterraneo, ed il Maresciallo dell’Aria Tedder, Comandante in Capo<br />
dell’Aviazione del Medio Oriente. In quel momento, i combattimenti erano in pieno<br />
svolgimento ad El Alamein. Due settimane di viveri di combattimento era tutto ciò<br />
che il nemico era riuscito ad accumulare per la sua offensiva, e sebbene non ci fossero<br />
molte speranze di danneggiare i porti in modo irreparabile, un intralcio anche<br />
temporaneo ai rifornimenti oltre al fallimento dell’offensiva – ormai scontato – avrebbe<br />
potuto essere disastroso per l’armata di Rommel. Anche se le azioni non avessero<br />
avuto successo, avrebbero avuto senza dubbio un certo effetto sul morale del nemico e lo<br />
avrebbero anche indotto a prendere tutte le precauzioni contro future azioni del genere<br />
da parte nostra distraendo forze dalla difesa delle posizioni in Egitto. Il Maresciallo<br />
Tedder fece presente che comunque non sarebbe stato possibile fornire alcun appoggio<br />
aereo ad eccezione di un attacco di bombardieri per proteggere le nostre forze <strong>nel</strong>la fase<br />
di avvicinamento. La protezione della caccia era assolutamente impossibile data la<br />
distanza. L’Ammiraglio Harwood si rese conto che tutta la forza di sbarco, compresi<br />
due cacciatorpediniere che egli si proponeva di impiegare, avrebbe potuto benissimo<br />
andare perduta, ma accettò il rischio. Alla fine venne deciso che i risultati dell’azione<br />
sarebbero stati tali da giustificare i rischi ad essa connessi, onde vennero di conseguenza<br />
dati gli ordini perché le azioni venissero effettuate in base ai piani predisposti.<br />
Le perplessità dell’ammiraglio Henry Harwood erano più che giustificate.<br />
Il comandante della Flotta del Mediterraneo (Mediterranean Fleet), considerando<br />
la forte difesa esistente a Tobruch, ove erano presenti quattro<br />
batterie costiere della Regia <strong>Marina</strong>, alcune batterie del Regio Esercito e dodici<br />
batterie contraeree (sei delle quali tedesche con cannoni da 88 mm e altrettante<br />
italiane del 1° Gruppo della Milizia Artiglieria Marittima con cannoni di vario<br />
calibro), descrisse in un secondo tempo, la pianificazione dell’Agreement come<br />
“un’impresa disperata”, in quanto nata da una richiesta urgente di aiuto da<br />
(6) H. Alexander, The African Campaign from El Alamein to Tunis, from 10 th August<br />
1942 to 13 th May 1943, Supplemento alla London Gazette del 13 febbraio 1948.<br />
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F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Tobruch <strong>nel</strong>l’estate 1942. Piroscafi, motozattere e altri natanti alla banchina del<br />
porto e alla fonda in rada.<br />
parte dell’8 a Armata, ed era giustificata soltanto dall’incerta situazione esistente<br />
in quel momento sul fronte di El Alamein. ( 7) Situazione che, in effetti, si era<br />
fatta particolarmente pericolosa alla fine di agosto, quando il generale Rommel<br />
attaccò sul fronte meridionale dello schieramento britannico, ad Alam el Halfa.<br />
Ma non raggiunse gli obiettivi previsti (l’aggiramento dal sud del fronte<br />
nemico), perché l’offensiva, preannunciata dalla fonte britannica Ultra, fu<br />
adeguatamente contrastata e si esaurì in due giorni per l’inferiorità dei mezzi<br />
dell’Asse; soprattutto di aerei e di combustibile (nafta e benzina), dal momento<br />
che soltanto alcune navi da trasporto provenienti dall’Italia riuscirono in quel<br />
periodo a superare il blocco aeronavale britannico.<br />
(7) Secondo alcune fonti erano presenti a Tobruch e lungo la costa, divisi in 17<br />
batterie contraeree e costiere, 78 pezzi di artiglieria, dei quali 48 italiani e 30 tedeschi. Vi<br />
erano poi, da parte italiana, 3 batterie con mitragliere da 20 mm, e 13 batterie di difesa<br />
costiera con 47 cannoni controcarro da 47 mm. Queste forze erano insufficienti, dovendo<br />
difendere un’estensione di costa di circa 20 km<br />
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Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
A imbarcare la maggior parte delle truppe britanniche destinate<br />
all’operazione Daffodil – la parte del <strong>piano</strong> Agreement riguardante<br />
esclusivamente l’obiettivo di Tobruch – vennero destinati due gruppi navali<br />
leggeri denominati Forza A e Forza C.<br />
Costituivano la Forza A due grossi cacciatorpediniere di squadra classe<br />
“Tribal” della 22 a Squadriglia: il Sikh, con il comandante della spedizione cap.<br />
vasc. St. John Aldrich Micklethwait, comandante della 22 a Squadriglia, e lo Zulu.<br />
Le due unità trasportavano 380 marine al comando del ten. col. E.H.M. Unwin,<br />
che disponeva dell’11° battaglione della 2 a brigata Royal Marines, a cui si<br />
aggiungevano un distaccamento di artiglieria contraerea e di difesa costiera, e<br />
una sottosezione della 295 a compagnia campale del genio.<br />
Ciascuno dei due cacciatorpediniere trasportava in coperta sei barconi<br />
con motore Ford e nove barconi destinati a essere presi a rimorchio dai<br />
precedenti al momento dello sbarco. In totale, per portare a terra i soldati della<br />
Forza A, vi erano a bordo del Sikh e dello Zulu dodici barconi a motore, e<br />
diciotto da rimorchio, tutti di forma rudimentale e a fondo piatto, costruiti in<br />
Egitto con legno stagionato.<br />
La Forza C comprendeva 16 motosiluranti, 7 della 10 a Flottiglia (MTB<br />
260, 261, 262, 265, 266, 267, 268) e 9 della 15 a Flottiglia (MTB 307, 308, 309,<br />
310, 311, 312, 314, 315, 316), che erano rispettivamente agli ordini del cap.<br />
freg. Robert Alexander Allan e del cap. freg. Denis Jermain. Quest’ultimo, a<br />
bordo della MTB 309, era anche il comandante di tutte le motosiluranti. Vi<br />
erano poi le tre motolance ML 349, ML 352 e ML 353.<br />
Le 19 piccole unità trasportavano circa 200 uomini, ripartiti in una<br />
compagnia del reggimento Argyll e Sutherland Highlander, 1° plotone<br />
mitraglieri del Royal Northumberland Fusiliers, due moto sezioni della 295 a<br />
compagnia campale del genio, un distaccamento di artiglieria contraerea, un<br />
distaccamento segnalatori d’armata e un distaccamento servizio sanitario.<br />
A bordo di ciascuna motosilurante vi erano dieci soldati, mentre le<br />
motolance trasportavano un particolare reparto di guastatori e specialisti di<br />
<strong>Marina</strong>, con le cariche e i mezzi di demolizione, al comando del cap. corv.<br />
Nicholls. A comandare la Forza C, che salpando alle ore 18:00 del 12 settembre<br />
doveva procedere verso Tobruch in unica formazione, fu invece destinato il<br />
cap. freg. J.F. Blackburn.<br />
L’operazione, come detto, era stata fissata per il mattino del 14<br />
settembre, sfruttando le ore di oscurità e la mancanza di luna.<br />
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F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
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A sinistra, il cap. vasc. Denis Jermain, comandante<br />
<strong>nel</strong>l’attacco a Tobruch della 15 a Flottiglia Motosiluranti,<br />
e del gruppo motosiluranti. A destra, la<br />
MTB 315 della 15 a Flottiglia.<br />
I compiti assegnati alle varie unità impegnate <strong>nel</strong>l’operazione Daffodil<br />
Neutralizzate le difese costiere della piazzaforte e le postazioni nemiche<br />
d’artiglieria di Tobruch, dopo una preparazione aerea della RAF durata tutta la<br />
notte per costringere la guarnigione a restare nei ricoveri il più a lungo<br />
possibile, sarebbero intervenuti i cacciatorpediniere e le motosiluranti delle<br />
Forze A e C per portare a compimento la distruzione dei vari impianti del<br />
porto, silurando tutte le navi che si trovavano in rada, e per recuperare al<br />
termine dell’azione gli uomini che vi erano stati impegnati. (8)<br />
I cacciatorpediniere della Forza A dovevano essere guidati sul punto<br />
sbarco delle truppe, a Marsa Sciaush sul costone settentrionale della penisola di<br />
Tobruch su un tratto di costa con morfologia molto uniforme, indicato al Sikh<br />
e allo Zulu dai segnalatori sbarcati dal sommergibile Taku (Forza E). Dopo lo<br />
sbarco di una prima aliquota di truppe, i barconi, a motore e a rimorchio, che<br />
trasportavano i soldati e il loro armamento, dovevano tornare sui due<br />
cacciatorpediniere per imbarcare e portare a terra gli altri soldati, ultimando lo<br />
sbarco intorno alle 03:00. Quindi, dividendosi per attaccare gli obiettivi<br />
assegnati, l’intero contingente di 380 uomini doveva dirigere a sud verso la baia<br />
di Tobruch, per occupare l’abitato e il porto. Ultimato lo sbarco delle truppe, il<br />
Sikh e lo Zulu dovevano portarsi a incrociare verso ponente, e al segnale di via<br />
(8) Erano anche previsti, da parte della RAF del Medio Oriente, attacchi alle basi di<br />
partenza dei bombardieri tedeschi Ju 87 e Ju 88 a Creta e <strong>nel</strong> Nord Africa, se le forze aeree<br />
a disposizione lo avessero consentito.
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
libera (dopo la distruzione delle batterie antinave trasmesso dalle truppe a terra)<br />
verso le 08:00 entrare in rada.<br />
Contemporaneamente, i 150 soldati trasportati dalle quindici<br />
motosiluranti della Forza C dovevano prendere terra sul costone meridionale<br />
della medesima penisola, all’interno della rada di Tobruch, e poi dirigere a sud<br />
per occupare l’abitato e il porto.<br />
In appoggio all’operazione anfibia, doveva preventivamente intervenire<br />
una colonna terrestre di 83 uomini, partita su 18 camionette canadesi Chevrolet<br />
da 3 t, dall’oasi libica di Cufra, situata 700 miglia a sud di Tobruch e rimasta in<br />
mani britanniche che la usavano per realizzare le azioni di commando.<br />
Questa colonna, denominata Forza B, che si era trasferita dal Cairo a<br />
Cufra il 22 agosto, era al comando dello stesso ideatore del <strong>piano</strong> Agreement,<br />
tenente colon<strong>nel</strong>lo Haselden. ( 9) Il suo compito era di<br />
entrare <strong>nel</strong> perimetro fortificato di Tobruk al tramonto del giorno iniziale dell’azione,<br />
camuffata da colonna di prigionieri di guerra, ed alle 20,30 giungere alle spalle di<br />
Marsa Sciausc; alle 20,45 doveva iniziare l’attacco alle batterie e difese della zona,<br />
per costituire la testa di sbarco della Forza C. La pattuglia del L.R.D.G. doveva<br />
entrare <strong>nel</strong> perimetro due ore più tardi (presumibilmente dopo l’allarme) eseguendo <strong>nel</strong><br />
frattempo la distruzione della Stazione Radiogoniometrica ed eventualmente agendo<br />
contro i campi di atterraggio di Gubi. (10)<br />
Per realizzare quest’impresa, gli uomini si sarebbero avvicinati al lato<br />
orientale di Tobruch su sette autocarri camuffati con i colori e le insegne<br />
dell’Afrika Korps, la palma e la svastica, e con documenti falsificati al Cairo, e<br />
con le armi nascoste sotto alcune coperte ma sempre a portata di mano.<br />
La Forza B era costituita da un distaccamento della Brigata ISS, un<br />
distaccamento di artiglieria contraerei e difesa costiera, una sezione della 295 a<br />
compagnia campale del genio, un distaccamento segnalatori, un distaccamento<br />
servizio sanitario, una pattuglia di Long Range Desert Group (LRDG)<br />
comandata dal capitano David Lloyd Owen e adibita, per la specializzazione<br />
<strong>nel</strong>le operazioni desertiche a grande raggio, a pilotare la colonna delle altre<br />
truppe.<br />
(9) AUSMM, Scontri navali e operazioni di guerra, b. 91, “Supermarina, Operazione<br />
nemica contro Tobruk e retrovie della Cirenaica, 14 Settembre 1942-XX”.<br />
(10) Ibidem.<br />
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F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Operazione Agreement. L’oasi di Cufra <strong>nel</strong>l’agosto 1942.<br />
Vi era infine un distaccamento speciale, costituito da sei ebrei palestinesi<br />
di origine tedesca i quali, indossando uniformi tedesche, dovevano far<br />
sembrare che stessero sorvegliando i soldati prigionieri, per poi avvicinarsi con<br />
gli stessi alla zona di sbarco della Forza C per agevolarne il compito. Se fossero<br />
stati presi vivi “avrebbero potuto dirsi fortunati se li avessero fucilati sul posto”.<br />
Gli uomini della Forza B avrebbero dovuto dirigere verso l’abitato di<br />
Tobruch percorrendo la costa Sud della baia, fino a occupare Marsa Sciausc,<br />
per agevolare lo sbarco delle truppe della Forza C sul punto previsto con<br />
segnalazioni luminose.<br />
Lungo la marcia e successivamente dovevano anche distruggere impianti<br />
e postazioni e batterie antinave sul costone meridionale della penisola di<br />
Tobruch, in particolare le due italiane della difesa costiera, una dell’Esercito e<br />
l’altra della <strong>Marina</strong>.<br />
(11) R.P. Livingstone, “Le grandi incursioni <strong>nel</strong> deserto”, Storia della seconda guerra<br />
mondiale, vol. 3°, Milano, Rizzoli-Pur<strong>nel</strong>l, 1967, p. 310.<br />
90<br />
( 11)
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Operazione Agreement, agosto 1942. Sopra, la Forza B procede con fatica<br />
attraverso le dune del Gran Mare di Sabbia, fra l’Egitto e la Libia. Sotto, l’arrivo a<br />
Gilf Kebir.
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
A questa prima fase delle operazioni non dovevano partecipare i reparti<br />
di demolizioni trasportati delle tre motolance della Forza C. Infatti, secondo il<br />
<strong>piano</strong> Agreement (CC (42) /72) del 21 agosto 1942, trovato dagli italiani il 15<br />
settembre su un mezzo da sbarco incagliato, le motolance con i guastatori<br />
dovevano rimanere a ridosso della costa, presso Marsa Sciausc, senza partecipare alle<br />
azioni, fino alle ore 08,00 circa, ora alla quale era previsto il libero ingresso <strong>nel</strong>la<br />
rada: dovevano allora entrare in porto e distruggere tutti i natanti dopo aver prescelto<br />
dieci motozattere efficienti da catturare, armare ed avviare ad Alessandria previo<br />
imbarco su di esse dei prigionieri italiani, eventuali prigionieri inglesi liberati, feriti e<br />
( 12)<br />
materiale di bottino.<br />
Differente era il compito assegnato alle motosiluranti, in quanto dopo lo<br />
sbarco delle truppe a Marsa Sciausc, dovevano forzare le ostruzioni della rada<br />
al momento in cui i reparti di terra avrebbero raggiunto le banchine del porto,<br />
per iniziare la pianificata opera di distruzione d’impianti, depositi e naviglio.<br />
In definitiva, <strong>nel</strong>la complessa pianificazione dell’Agreement, compilata<br />
esaminando l’ordine operativo britannico, le Forze A, B e C dovevano<br />
realizzare:<br />
Occupazione di Tobruk per circa 24 ore onde operare la totale distruzione degli<br />
impianti portuali ed unità alla fonda, nonché di tutti gli apprestamenti e depositi<br />
logistici, così da paralizzare per lungo tempo l’efficienza di Tobruk come porto e base<br />
di rifornimento. In caso di favorevoli sviluppi della situazione generale, le Forze A –<br />
B – C anziché tornare via mare, dovevano dirigere per levante via terra, operando in<br />
correlazione con la Forza X, paralizzando ulteriormente i rifornimenti verso il fronte<br />
(e probabilmente agire a tergo del nostro schieramento durante l’offensiva nemica ad<br />
Alamein).<br />
Riguardo al ripiegamento da Tobruch, <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> Agreement si<br />
( 13)<br />
specificava:<br />
Era previsto che tutte le forze lasciassero Tobruk la sera successiva allo sbarco,<br />
rientrando – in massima – via mare, sulle unità delle Forze A e C, e sulle dieci<br />
motozattere catturate.<br />
(12) AUSMM, Scontri navali e operazioni di guerra, b. 91, “Supermarina, Operazione<br />
nemica contro Tobruk e retrovie della Cirenaica, 14 Settembre 1942-XX.<br />
(13) Ibidem.
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
In caso di completo successo parte delle forze dovevano tornare per via terrestre, su<br />
automezzi catturati, operando – in collegamento con la Forza X – contro le nostre<br />
linee di comunicazione. Eventuali uomini dispersi sarebbero stati raccolti tre notti<br />
dopo da un sommergibile a Marsa Scegga presso Bardia.<br />
Tutti i documenti, compreso l’ordine operativo dell’Agreement, che a<br />
Tobruch caddero <strong>nel</strong>le mani degli italiani e dei tedeschi, portavano<br />
l’indicazione “‘Segreto’ da non portare in combattimento”; disposizione che fu violata,<br />
perché singoli comandanti avevano evidentemente bisogno di doverli<br />
consultare <strong>nel</strong>la loro forma minuta, rigida e prolissa. Ai soldati era stato<br />
raccomandato di tacere in caso di cattura; <strong>nel</strong> caso fossero stati interrogati, era<br />
stato loro detto di indicare la via della ritirata di Bir El Gobi, mentre invece le<br />
truppe avrebbero dovuto all’occorrenza ripiegare per l’oasi di Gialo, di cui era<br />
stata prevista la conquista, <strong>nel</strong> corso dei movimenti a largo raggio in Cirenaica,<br />
compito assegnato alla Forza X <strong>nel</strong>l’operazione Bigamy.<br />
Circa queste operazioni <strong>nel</strong> deserto cirenaico, <strong>nel</strong>la relazione di<br />
Supermarina è scritto: “La Forza X doveva operare per circa tre settimane (probabile<br />
durata dell’offensiva ad Alamein) <strong>nel</strong> retroterra di Bengasi e Derna, allo scopo di<br />
paralizzare eventuali rifornimenti verso levante: per tali operazioni la Forza X doveva<br />
appoggiarsi, come base logistica, a Gialo”. Con l’operazione Nicety l’oasi di Gialo<br />
doveva essere occupata “con la Forza Z, proveniente da Cufra. La durata<br />
dell’occupazione doveva prolungarsi per circa tre settimane, onde utilizzare l’oasi quale base<br />
logistica della Forza X”.<br />
( 14)<br />
I britannici, da quanto risulta dal medesimo ordine di operazione,<br />
valutavano “che il presidio di Tobruk fosse costituito da meno di un reggimento di soldati<br />
italiani di scarsa efficienza e da nuclei di specialisti tedeschi, oltre agli armamenti delle<br />
batterie”.<br />
( 15)<br />
Infine, <strong>nel</strong>l’ordine di operazione per la compagnia B dell’11° Battaglione<br />
(maggiore John Norman), dal carattere particolarmente cinico e spietato, il 10°<br />
plotone, <strong>nel</strong>l’attaccare e conquistare un ricovero assegnato, doveva uccidere<br />
( 16)<br />
tutti gli uomini che vi si trovavano, e quindi senza fare prigionieri.<br />
(14) Stato Maggiore Esercito-Ufficio Storico (d’ora in poi SME-US), Diario Storico<br />
del Comando Supremo, vol. e VIII, tomo II, Allegati, Roma, 1999, p. 69.<br />
(15) Ibidem.<br />
(16) AUSMM, Scontri navali e operazioni di guerra, b. 91, “Comando Supremo,<br />
Documento catturato al nemico”.
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
I movimenti delle Forze Navali britanniche e le previsioni dei Comandi<br />
dell’Asse<br />
Le diciannove unità leggere della Forza C presero il mare da Alessandria alle<br />
18:00 del 12 settembre, in formazione verso ovest, alla velocità di 8 nodi, per<br />
poi aumentarla, per ordine del cap. freg. Blackburn, a 24 nodi.<br />
Durante la navigazione la motosilurante MTB 268 (sottoten. vasc. David<br />
Cowley Souter), a causa di un guasto al motore, fu costretta a rientrare ad<br />
Alessandria, dopo aver trasferito i suoi dieci soldati sulla motolancia ML 353.<br />
Anche i cacciatorpediniere di squadra della Forza A, Sikh e Zulu, presero<br />
il mare da Haifa alle 18:00 del 12 settembre, e si congiunsero con un gruppo di<br />
sostegno. Infatti, per dare allo sbarco l’appoggio navale, alle 19:45 di quella<br />
stessa sera salparono da Porto Said le unità della Forza D, costituita<br />
dall’incrociatore contraereo Coventry (cap. vasc. Ronald John Robert Dendy) e<br />
dai quattro cacciatorpediniere di scorta del tipo “Hunt” della 5 a Flottiglia,<br />
Belvoir, Dulverton, Hursley e Croome. A questo gruppo, provenienti da Haifa, si<br />
aggiunsero il Sikh e lo Zulu, che presero il mare da Haifa alle 05:45 del 13<br />
settembre.<br />
Un secondo gruppo navale, con i quattro cacciatorpediniere di scorta<br />
della 5 a Flottiglia Hurworth, Beaufort, Exmoor e Aldenham, salpò da Alessandria<br />
alle 09:25 del 13 settembre e si ricongiunse anch’esso alla Forza D a ovest di<br />
Alessandria, a nord della baia di Abukir, per poi proseguire per ponente alla<br />
velocità di circa 25 nodi, con le navi che cambiano frequentemente rotta, zigzagando,<br />
per schivare gli attacchi di eventuali sommergibili.<br />
Quindi, dopo che il Sikh e lo Zulu al calar della notte avevano lasciato la<br />
Forza D dirigendo per Tobruch alla velocità di 30 nodi per dar corso<br />
all’operazione di “Commando”, il Coventry e gli otto cacciatorpediniere di scorta<br />
rimasero a incrociare al largo di Marsa Matruh, con il compito di restare <strong>nel</strong>la<br />
zona per la protezione strategica navale, e di riprendere la rotta di ritorno il<br />
mattino successivo allo sbarco.<br />
Nello stesso tempo un altro gruppo navale britannico, costituito<br />
dall’incrociatore leggero Dido (cap. vasc. Henry William Urquhart McCall), della<br />
15 a Divisione, e dai cinque cacciatorpediniere di squadra della 14 a Flottiglia Jervis<br />
(cap. vasc. Albert Lawrence Poland), Javelin, Pakenham, Paladin e Kelvin,<br />
effettuava una diversione all’operazione Agreement bombardando <strong>nel</strong>la notte<br />
la località di El Daba, a ovest di El Alamein.
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
L’incrociatore leggero Coventry (4290 tds), risalente alla prima guerra mondiale,<br />
essendo entrato in servizio il 21 febbraio del 1918, ripreso dopo l’ammodernamento<br />
e la trasformazione in nave contraerea, avvenuta <strong>nel</strong>la seconda metà degli anni ’30.<br />
Era previsto che la RAF del Medio Oriente (maresciallo dell’aria Arthur<br />
Tedder) desse protezione con scorta aerea ai gruppi navali sia all’andata sia al<br />
ritorno.<br />
Mentre le motosiluranti e le motolance <strong>nel</strong>l’avvicinarsi all’obiettivo<br />
seguirono una rotta isolata, il Sikh e lo Zulu, dopo essere stati accompagnati<br />
fino al tramonto dall’incrociatore Coventry e dagli otto cacciatorpediniere di<br />
scorta, che poi rimasero a incrociare a nord di Marsa Matruh assumendo una<br />
protezione indiretta all’operazione, con il favore della notte puntarono<br />
decisamente verso Tobruch.<br />
Il movimento britannico non passò inosservato, poiché tra le 08:30 e le<br />
08:35 del 13 settembre aerei da ricognizione tedeschi Ju 88 del X Fliegerkorps,<br />
cui competeva su direttiva dell’O.B.S. del 21 aprile 1942 la ricognizione d’altura<br />
<strong>nel</strong> Mediterraneo Orientale, segnalarono due gruppi di navi, il primo di sei<br />
unità da guerra a circa 15 miglia a nord di Rosetta, alla foce del Nilo (la Forza D),<br />
95
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Il cacciatorpediniere di scorta Croome, una delle otto unità della classe “Hunt”<br />
facente parte della Forza D.<br />
e il secondo di due piroscafi con quattro unità di scorta a 12 miglia a nord di<br />
Alessandria.<br />
Siccome però le rotte dei due gruppi navali furono segnalate<br />
erroneamente per levante, durante il giorno, anche a causa delle scarse<br />
condizioni di visibilità che ostacolarono la ricognizione, l’avvistamento non<br />
provocò alcun provvedimento fino alle 18:20, quando l’O.B.S., il Comando del<br />
feldmaresciallo Kesselring comandante in capo del fronte tedesco del Sud con<br />
sede tattica a Taormina, rettificò la direzione delle unità britanniche, che<br />
includevano motosiluranti, facendo presente che la loro rotta doveva intendersi<br />
per ponente e non per levante.<br />
Tuttavia, poiché questa verifica, compiuta dopo oltre dieci ore dai due<br />
avvistamenti, non era accompagnata da nessuna osservazione, i vari comandi<br />
dell’Asse, ritenendo che la precisazione dell’O.B.S. potesse avere “un valore<br />
puramente cartolario”, non ebbero la sensazione che le unità navali nemiche<br />
stessero puntando sulla zona costiera dell’Egitto e della Cirenaica.<br />
Conseguentemente, venne completamente a mancare qualsiasi preavviso
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
di allarme ai locali presidi italo-tedeschi di probabili azioni nemiche, “e perciò le<br />
( 17)<br />
prime operazioni contro Tobruk poterono svolgersi completamente di sorpresa”.<br />
Di ciò ebbe a lamentarsi a Roma l’ammiraglio di squadra Luigi<br />
Sansonetti, sottocapo di stato maggiore della Regia <strong>Marina</strong>, che fu informato<br />
dello sbarco a Tobruch soltanto alle 02:00 del 14 settembre, poi seguito, alle<br />
03:35, dalla notizia che contro quella base era stato “sferrato un violento attacco<br />
( 18)<br />
aereo”, ma che però “non si avevano ancora notizie precise sull’esito dello sbarco”.<br />
Soltanto a questo punto, constatando che il bombardamento aveva intensità e<br />
durata superiore a quella delle precedenti incursioni, sorse il dubbio che<br />
l’attacco aereo intendesse coprire qualche azione di forzamento del porto o<br />
qualche azione contro obiettivi della costa.<br />
Soltanto alle 09:00 giungeva a Supermarina, l’organo operativo dell’alto<br />
Comando della <strong>Marina</strong> italiana, la notizia, trasmessa dall’O.B.S., che “lo sbarco<br />
era fallito”, e che le navi nemiche dirigevano per ponente lasciandosi dietro due<br />
( 19)<br />
navi in fiamme.<br />
Telefonando alle 10:45 all’ammiraglio di squadra Angelo Iachino,<br />
comandante della squadra navale a Taranto, Sansonetti ebbe a sostenere che il<br />
disservizio della ricognizione aerea non avrebbe permesso ai tre incrociatori<br />
dell’8 a divisione navale (Giuseppe Garibaldi, Duca degli Abruzzi e Duca d’Aosta)<br />
(dislocata, con cinque cacciatorpediniere a Navarino <strong>nel</strong>la Grecia occidentale)<br />
di potersi trovare alle ore 06:00 di quel giorno “in posizione favorevolissima” per<br />
attaccare il nemico, dopo una percorrenza di navigazione di 320 miglia.<br />
Nella lettera n. 25458, inviata al Comando Supremo il 19 settembre,<br />
dall’oggetto “Sbarco inglese a Tobruch del 14 settembre”, l’ammiraglio Arturo<br />
Riccardi, sottosegretario di stato e capo di stato maggiore della Regia <strong>Marina</strong>,<br />
( 20)<br />
fece le seguenti precisazioni:<br />
(17) AUSMM, Scontri navali e operazioni di guerra, b. 91, “Supermarina, Operazione<br />
nemica ... , cit.”<br />
(18) Ibidem; AUSMM, Promemoria Ammiraglio Sansonetti, 1942.<br />
(19) Nel <strong>piano</strong> dell’Agreement, caduto <strong>nel</strong>le mani degli italiani e successivamente<br />
portato a conoscenza di Supermarina e in copia del comando <strong>Marina</strong> germanica in Italia,<br />
che a nome del comando in capo della Kriegsmarine ringraziò il 20 ottobre l’ammiraglio<br />
Riccardi, chiedendo di poter disporre anche di una fotocopia del documento, si affermava:<br />
“Alle ore 20,30 doveva iniziare un intenso bombardamento della zona settentrionale della rada di<br />
Tobruk (banchine e impianti), continuandolo ininterrottamente sino alle 02,40, proseguendo in azioni di<br />
solo mitragliamento. Alle 03,15 doveva cessare ogni attacco”. Cfr., AUSMM, Scontri navali e<br />
operazioni di guerra, b. 91, “Supermarina, Operazione nemica contro Tobruk ..., cit.<br />
(20) AUSMM, Scontri navali e operazioni di guerra, b. 91.
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Il gruppo nemico che compì l’operazione di sbarco a Tobruk <strong>nel</strong>la notte sul 14<br />
corrente, fu avvistato verso le 0830 del giorno 13 in zona Alessandria, e sul momento<br />
segnalato in rotta per levante.<br />
Soltanto verso le ore 1800 O.B.S. precisò che doveva intendersi in rotta per ponente. Il<br />
contatto con il gruppo, dopo l’avvistamento iniziale non fu mantenuto, né pervenne<br />
alcun’altra indicazione in merito, mentre durante la giornata il nemico dové navigare<br />
almeno fino al meridiano di Marsa Matruch.<br />
Pertanto Supermarina ritenne che il gruppo non si fosse spinto ulteriormente a ponente<br />
e che l’avvistamento mattinale si riferisse ad un’operazione di carattere locale.<br />
Qualora si fosse avuta, durante la giornata, la conferma del movimento nemico verso<br />
ponente, sarebbe stato dato ordine all’VIII Divisione, pronta a Navarrino, di<br />
prendere il mare. Il mattino del 14 la nostra Divisione si sarebbe trovata in ottima<br />
posizione per agire contro i residui gruppi nemici. La mancata segnalazione aerea ha<br />
avuto quindi per conseguenza la perdita di un’occasione molto favorevole.<br />
Si trovavano a Tobruch i fanti da sbarco del Battaglione San Marco.<br />
Nell’immagine, gli uomini della 1 a compagnia guastatori in tenuta da<br />
combattimento.
L’inizio dell’attacco a Tobruch<br />
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Vediamo ora come si svolse l’attacco britannico. Dopo il tramonto del 13<br />
settembre, provenienti con i sette camion dall’oasi di Cufra, gli uomini della<br />
Forza B del tenente colon<strong>nel</strong>lo Haselden, sfruttando le divise tedesche,<br />
fermarono a sud di El Aden un autocarro italiano trasportante una pattuglia di<br />
sette uomini dell’Aeronautica, un ufficiale, un sottufficiale, quattro avieri e un<br />
operaio. Quindi, dopo averli interrogati, li fucilarono. ( 21) Due avieri, uno dei<br />
quali ferito e l’altro incolume, abbandonati sul terreno perché creduti morti,<br />
rientrarono a piedi ad Al Aden.<br />
( 22)<br />
Proseguendo la marcia, un ufficiale uccise un’ignara senti<strong>nel</strong>la tedesca,<br />
con il solito subdolo sistema, e raccogliendo come trofeo il suo fucile. In<br />
concomitanza con l’inizio del bombardamento aereo, alle 21:30 gli uomini di<br />
Haselden mossero per entrare indisturbati <strong>nel</strong> perimetro della Piazza di<br />
Tobruch, essendo la loro presenza sfuggita alla vigilanza terrestre – ingannando<br />
gli uomini di automezzi tedeschi incontrati lungo la strada – e alla ricognizione<br />
aerea che, pur avendo sorvolato la colonna delle camionette, non li riconobbe.<br />
In tal modo, gli uomini della Forza B, una volta che ebbero superato<br />
agevolmente il perimetro difensivo scarsamente vigilato, poterono separarsi per<br />
poi distruggere capannoni e capisaldi con lancio di bombe a mano, e raggiunta,<br />
Marsa Sciausc, lanciare in alto verso il mare i prescritti razzi Very rossi e verdi<br />
di segnalazione. Dopo di che il colon<strong>nel</strong>lo Haselden segnalò al Cairo la parola<br />
convenzionale “Nigger”, che fu ritrasmessa subito alla Forza C.<br />
(21) G. Santoro, L’Aeronautica italiana <strong>nel</strong>la seconda guerra mondiale, vol. secondo,<br />
Milano-Roma, Edizioni Esse, 1957, p. 327.<br />
(22) Il generale Giuseppe Manci<strong>nel</strong>li, all’epoca ufficiale di collegamento italiano<br />
presso il comando del maresciallo Rommel, ha giustamente deprecato il comportamento<br />
spietato dei soldati britannici, considerati veri banditi, contro i prigionieri, citando come<br />
avvenne l’eliminazione della pattuglia italiana, per averlo appreso da un aviere scampato al<br />
massacro: “Un autocarro con una decina di nostri soldati si trovava per l’esecuzione di un qualche<br />
servizio a 15-20 km <strong>nel</strong>l’interno a sud di Tobruch, incontrò una colonna di tedeschi (tale li ritennero i<br />
nostri, dall’aspetto) che scesero e si fermarono con la scusa di chiedere informazioni, indi li circondarono, li<br />
disarmarono e, dopo averli fatti allineare, li falciarono sul posto con una scarica di mitra. Il mio<br />
interlocutore si salvò perché cadde svenuto, probabilmente per lo spavento, prima di essere raggiunto dalla<br />
scarica totale e rinvenne illeso sotto i corpi dei compagni uccisi”. Cfr., Annotazione del generale<br />
Giuseppe Manci<strong>nel</strong>li, all’articolo di R.P. Livingstone, “Le grandi incursioni <strong>nel</strong> deserto”,<br />
cit., p. 311. Gli uomini della Regia Aeronautica massacrati erano: il sottotenente Amleto<br />
Fortuna, il sergente Antonio Petruccini, gli avieri Antonio Pollastrini ed Enzo Bisi, e<br />
l’operaio Alberto Pompili. Sopravvissero gli avieri Germano Serafini e Salvatore Esposito.<br />
Cfr., P. Caccia Dominioni, El Alamein 1939-1962, Milano, Longanesi & C., 1963, p. 244.
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Sei motosiluranti si tenevano pronte, e con una lampada a luci rosse fu<br />
provveduto dal ten. vasc. T.B. Langton, ufficiale del British Speciale Service, ad<br />
avvertire il comandante della MTB 309, che la strada per entrare a Tobruch era<br />
( 23)<br />
libera.<br />
Operazione Agreement, la colonna di mezzi della Forza B a El Kharga. Notare<br />
l’aspetto degli uomini, <strong>nel</strong>l’infernale calura estiva del deserto libico.<br />
Tuttavia, in seguito all’attacco aereo in corso, messo in relazione con la<br />
ripetuta segnalazione della presenza di un sommergibile nemico <strong>nel</strong>la zona<br />
costiera immediatamente prossimo all’entrata della rada, il comandante di<br />
<strong>Marina</strong> Tobruch, cap. vasc. d’Aloja, ritenendo vi fossero le condizioni per<br />
azioni di commando o di sbarchi concomitanti con l’attacco aereo <strong>nel</strong>la zona<br />
costiera o contro il porto, aveva subito dato ordine ai posti di vedetta e alle<br />
( 24)<br />
motozattere di intensificare la vigilanza costiera.<br />
(23) R.P. Livingstone, op. cit., p. 310 sg.<br />
(24) AUSMM, Marilibia, b. 15, “Comando <strong>Marina</strong> Tobruk, Attacco nemico alla<br />
Piazza di Tobruk”.<br />
100
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Durante una sosta a Hatiet Etla i mezzi della Forza B vengono mimetizzati con<br />
reti e al riparo di alberi per nasconderli all’esplorazione aerea del nemico.<br />
Alle ore 01:05 del 14 settembre era intercettata una comunicazione di un<br />
cacciatorpediniere isolato che affermava di trovarsi sul punto stabilito per<br />
l’inizio dell’operazione, e contemporaneamente si verificò a Marsa Sciausc, a<br />
est dell’imboccatura della rada, lo sbarco dei soldati britannici trasportati dalle<br />
motosiluranti.<br />
Nel frattempo gli attacchi dell’aviazione britannica stavano aumentando<br />
di intensità. I bombardamenti erano iniziati, alla luce di bengala illuminanti, alle<br />
21:00 del 13, con un ritardo di mezzora sull’ordine di operazione, e<br />
terminarono alle 03:15 con le azioni di mitragliamento. In totale, il Comando<br />
della RAF impiegò ben 91 velivoli fra bimotori Wellington, e quadrimotori<br />
Halifax, Liberator (B. 24) e B. 24, questi ultimi statunitensi, che sganciarono 70<br />
t di bombe.<br />
( 25)<br />
Nello stesso tempo i soldati della Forza B, dopo aver raggiunto le<br />
spiagge meridionali della penisola di Tobruch, riuscirono a impadronirsi di<br />
sorpresa di una batteria antisbarco di cannoni da 105/28 mm dell’Esercito<br />
(25) S.O. Playfair, op. cit., p. 22.<br />
101
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
italiano, postata sul ciglio occidentale di Marsa Sciausc, proprio davanti al<br />
relitto dell’incrociatore corazzato San Giorgio.<br />
“Il personale di tale batteria restava in gran parte sopraffatto, ma un ufficiale, sfuggito<br />
all’avversario con due uomini, raggiungeva celermente una batteria viciniore e riusciva a dare<br />
comunicazione telefonica dell’accaduto al Colon<strong>nel</strong>lo Comandante Interinale del settore (ore<br />
23.40)”, colon<strong>nel</strong>lo d’artiglieria Battaglia, che sostituiva il generale Ottorino<br />
Giannantoni, comandante delle truppe in Tobruch, che alcuni giorni prima era<br />
stato portato all’ospedale di Bardia.<br />
102<br />
( 26)<br />
Nella sua sede, l’amm. div. Giuseppe Lombardi, comandante di <strong>Marina</strong><br />
Libia con sede a Tobruch, assunse la direzione delle operazioni, coadiuvato dal<br />
suo capo di stato maggiore e comandante del porto, cap. vasc. Temistocle<br />
D’Aloja. Presente il colon<strong>nel</strong>lo Battaglia, essi esaminarono la situazione creatasi<br />
e presero accordi per le azioni di contrasto, disponendo<br />
a) L’invio immediato, a mezzo di autocarri, del nucleo Comando del Battaglione S.<br />
Marco, a Marsa UMM es Sciaùsc, per fronteggiare l’infiltrazione nemica e<br />
riconquistare la batteria da 105 mm.;<br />
b) la costituzione presso il Comando <strong>Marina</strong> di una compagnia mista di difesa<br />
mobile, composta da 40 marinai, 40 CC. RR. del 18° Btg. e un plotone di 30<br />
marinai germanici presentatisi per prendere ordini;<br />
c) la dislocazione di rinforzi sulle banchine del porto e nei punti più importanti della<br />
base navale, utilizzando nuclei di marinai e di militari della P.A.O.;<br />
d) L’immediato richiamo dalla località di decentramento di una compagnia di marinai<br />
( 27)<br />
di 120 uomini, da tenersi su autocarri a disposizione del Comando.<br />
Non fu possibile dare disposizioni ai tre moto dragamine germanici che<br />
si trovavano in porto per interruzione dei collegamenti, e neppure mettersi in<br />
contatto con il comandante della base tedesca, generale Otto Deindl, per<br />
coordinare le azioni, essendo fuori Tobruch e risultando interrotte le linee di<br />
comunicazione.<br />
Il generale Deindl comunicò il mattino del 14 “di aver assunto <strong>nel</strong>la notte il<br />
Comando di tutte le forze tedesche della Piazza”, che era di sua competenza. Ma a<br />
quel momento, come vedremo, tutto era ormai finito.<br />
(26) Archivio SME-US (ASME-US), “Comando Supremo, Sintesi delle operazioni<br />
svoltesi in Cirenaica (Tobruk) <strong>nel</strong>la notte dal 13 al 14 settembre 1942”.<br />
(27) AUSMM, Marilibia, b. 15, “Relazione sull’attacco nemico alla Piazza di Tobruk<br />
<strong>nel</strong>la notte sul 14 settembre 1942”.
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Wellington del 37° Squadron in volo sul deserto. Questo reparto, inserito <strong>nel</strong> 231°<br />
Gruppo della R.A.F. partecipò al bombardamento notturno di Tobruch.<br />
Mentre veniva dato l’allarme, gli uomini del ten. col. Haselden, dopo aver<br />
conquistato la batteria dell’Esercito, erano stati fermati dal personale della<br />
vicina batteria S.P. 5 (ex “Grasso”) della Regia <strong>Marina</strong>, a est di Marsa Beiad. Gli<br />
assaltatori, entrati <strong>nel</strong> recinto della postazione, uccidevano due militari di<br />
guardia, per poi impadronirsi del deposito munizioni. Ma gli uomini della<br />
batteria, trincerati dietro le piazzole dei tre cannoni da 152 mm, sparando con<br />
le armi individuali e lanciando bombe a mano, resistettero opponendo per varie<br />
ore una tenace resistenza al nemico, che poi alle prime luci del giorno dovette<br />
arrendersi quando, su autocarri partiti alle 02:20 da Tobruch, sopraggiunse<br />
<strong>nel</strong>la zona di Marsa Sciausc il reparto comando del Battaglione San Marco<br />
( 28)<br />
guidato dal ten. vasc. Giacomo Colotto.<br />
Questo reparto della <strong>Marina</strong>, “con abile e decisa azione durata fino al mattino,<br />
contrastò l’infiltrazione del nemico, riuscendo all’alba a circondarlo e ad averne ragione. Le<br />
( 29)<br />
perdite del nemico in questo episodio furono otto morti, dieci feriti gravi, 32 prigionieri”.<br />
(28) A. Cocchia, La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale. Dal 1° ottobre 1941 al 30<br />
settembre 1942, vol. VII, Roma, Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, Roma, 1962, p. 350.<br />
(29) AUSMM, Marilibia, b. 15, “Relazione sull’attacco nemico alla Piazza di Tobruk<br />
<strong>nel</strong>la notte sul 14 settembre 1942”.
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Nell’ultima fase delle operazioni a Marsa Sciausc il reparto del San Marco<br />
fu rinforzato con la compagnia di 120 marinai organizzata per la difesa del<br />
Comando di Tobruch.<br />
Fra i caduti britannici, colpito alla testa sulla spiaggia intorno alle 03:30,<br />
vi fu anche il ten. col. Haselden, al quale, trovato con il mitra ancora stretto alle<br />
mani, fu reso, dagli italiani, l’onore delle armi.<br />
Sempre all’alba, una volta che il commando britannico era stato<br />
sopraffatto, la batteria S.P. 5 poté prendere parte all’azione di fuoco contro le<br />
Soldati italiani difendono un tratto di costa, armati di fucile mitragliatore, del fucile<br />
91 e di bombe a mano.<br />
navi nemiche, sparando fino a grande distanza le sue grosse granate da 152<br />
mm.<br />
Secondo quanto riportato <strong>nel</strong> Diario del Comando Supremo:<br />
104<br />
Le artiglierie terrestri, aperto il fuoco al momento dell’allarme aereo, non appena<br />
iniziati gli sbarchi agirono dapprima (ore 23.40) in corrispondenza della zona di<br />
sbarco di Marsa Umm Es Sciausc lasciando il compito della difesa contraerea alle<br />
batterie da 88 germaniche. Nella seconda parte dalla notte le artiglierie stesse agirono<br />
in due masse: una <strong>nel</strong>la zona a nordovest di Tobruch (Marsa El Auda-Forte
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Sopra: Cannone italiano da 105 mm del Regio Esercito in postazione a Tobruch,<br />
per la difesa del perimetro della fortezza.<br />
Perrone-Marsa Abd El Crim) l’altra <strong>nel</strong>la zona a sud-est (Marsa Umm Esc<br />
( 30)<br />
Sciausc).<br />
L’intero attacco frontale britannico, realizzato con forze assolutamente<br />
insufficienti, era destinato a fallire ovunque grazie alla reazione delle forze<br />
dell’Asse, coordinate dall’ammiraglio Lombardi.<br />
Un primo tentativo di sei motosiluranti britanniche di sbarcare le truppe,<br />
dopo che la Forza B aveva segnalato che la strada era libera, fallì alle 01:00 per<br />
la pronta reazione della motozattera italiana MZ 733, dislocata con la ML 759<br />
(ten. vasc. Fulvi) in rinforzo vicino alle ostruzioni all’ingresso della rada,<br />
(30) SME-US, Diario Storico ... , cit., p. 63.
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Uomini del Battaglione San Marco a Tobruch.<br />
mentre una terza motozattera, la MZ 756, era da poche ore decentrata a Marsa<br />
el Baiad.<br />
Soltanto le due motosiluranti MTB 314 (ten. vasc. H.W. Sheldrick) e<br />
MTB 261 (ten. vasc. M. Yeatman), agendo indipendentemente, riuscirono a<br />
scaricare una sezione di fucilieri del Reggimento Royal Northumberland. La<br />
MTB 314, con a bordo il ten. vasc. C.P. Everson, s’incagliò sulla costa rocciosa<br />
e non fu possibile liberarla.<br />
( 31)<br />
Secondo il rapporto dell’ammiraglio Lombardi, di motozattere, armate<br />
con un cannone da 76 m e una mitragliera da 20 mm, a Tobruch ce n’erano 22<br />
italiane, a cui se ne dovevano aggiungere altre 7 da parte tedesca; ma soltanto<br />
verso l’alba esse furono dislocate in posizione opportuna per concorrere alla<br />
(31) L.C. Reynolds, H.F. Cooper, Mediterranean MTBs at War – Short MTB Flotilla<br />
Operations 1939-1945, Phoenix Mill, Sutton Publishing, in association with The Imperial<br />
War Museum, 1999, p. 44 sg.
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
difesa della base e del porto, ragion per cui <strong>nel</strong> momento più caldo dell’azione<br />
nemica poterono impegnarsi soltanto le tre citate motozattere MZ 733, 756,<br />
759.<br />
Anche un secondo tentativo delle motosiluranti della Forza C di forzare<br />
il blocco per sbarcare le truppe a Marsa Sciausc, fallì intorno alle 03:30. Giunte<br />
a lento moto sotto costa per eludere l’esplorazione, esse non riuscirono a<br />
passare per l’energica reazione esercitata dalla motozattera MZ 756 (sottoten.<br />
vasc. Longo), che avvistato il nemico reagì con le sue armi. Subito dopo<br />
aprirono il fuoco i cannoni delle torpediniere italiane Castore, Montanari e<br />
Cascino, e delle batterie costiere.<br />
Una delle motosiluranti britanniche fu vista allontanarsi con incendio a<br />
bordo e lunga scia di fumo. Tre delle sei motosiluranti si disfecero dei siluri<br />
lanciandoli su bersagli intravisti <strong>nel</strong>la baia, ma senza successo.<br />
Una motozattera della Regia <strong>Marina</strong> procede lungo le rocciose e scoscese coste<br />
libiche.
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
“L’attacco britannico a Tobruch <strong>nel</strong>la notte del 13-14 settembre 1942”. Carta dello<br />
Stato Maggiore del Regio Esercito, dal Diario del Comando Supremo.<br />
Alle 05:45 altre tre motosiluranti si avvicinarono a Marsa Sciausc, ma<br />
anch’esse furono accolte da un micidiale fuoco di sbarramento, e dovettero<br />
( 32)<br />
ritirarsi, con l’ordine di dirigere per rientrare ad Alessandria.<br />
L’affondamento del cacciatorpediniere Sikh<br />
Nel frattempo che lo sbarco delle truppe della Forza C non riusciva, si<br />
verificava per i britannici una grossa perdita per la Forza A. Poco prima delle<br />
ore 01:00 del 14 settembre i cacciatorpediniere Sikh e Zulu avevano raggiunto<br />
le posizioni loro assegnate al largo di Marsa el Mreisa, dando inizio allo sbarco<br />
del primo contingente dei 350 soldati che trasportavano.<br />
(32) Dudley B.E. Pope, Flag 4-The Battle of Coastal Forces in the Mediterranean 1939-<br />
1945, London, Chatham Publishing, 1954, p. 60.<br />
108
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Ma i canotti Carley, messi in mare, che era alquanto mosso, dopo aver<br />
portato a terra un primo nucleo di 70 marine, non tornarono indietro. E ciò<br />
avvenne per un errore da parte del sommergibile della 1 a Flottiglia Taku (cap.<br />
corv. Jack Gethin Hopkins) che, partito da Porto Said, sbagliando il riconoscimento<br />
della costa, fece sbarcare i segnalatori a Marsa Adua; ossia in un<br />
punto situato a 5 km più a ponente di Marsa el Mreisa, dove i segnali con luci<br />
rosse provenienti da terra (ore 02:45) indirizzarono i natanti con le truppe.<br />
Il maggiore R.P. Livingstone ha descritto il drammatico episodio dello<br />
sbarco come segue:<br />
Il mare era tutt’altro che calmo, i cacciatorpediniere rollavano e le chiatte che dovevano<br />
essere rimorchiate da due motolance, riuscivano appena a stare a galla, ma in qualche<br />
modo gli uomini della prima squadra riuscirono a discendervi, e alle 3.48 le due file di<br />
goffe imbarcazioni diressero incerte <strong>nel</strong>l’oscurità verso l’unica fioca luce che si poteva<br />
scorgere a terra.<br />
Mezz’ora più tardi, giunse da parte del colon<strong>nel</strong>lo Unwin una segnalazione radio. Il<br />
suo motore si era guastato e lui e le imbarcazioni da lui rimorchiate stavano andando<br />
alla deriva, senza poter né arrivare a riva né tornare alle navi. Cosicché dei fucilieri di<br />
marina, metà si trovavano ancora a bordo dei cacciatorpediniere, un quarto andava<br />
alla deriva e il quarto restante era, forse a terra, ma senza apparecchi per comunicare,<br />
perché quella del colon<strong>nel</strong>lo Unwin era l’unica radio.<br />
Alle ore cinque a riva si cominciò a combattere; i cacciatorpediniere si avvicinarono di<br />
più, e il SIKH trovò alcune delle chiatte alla deriva. Mentre ne stava raccogliendo gli<br />
uomini, dei riflettori si accesero <strong>nel</strong> cielo, ondeggiarono e poi si appuntarono in pieno<br />
sul cacciatorpediniere.<br />
Da breve distanza le batterie costiere aprirono il fuoco, a puntamento diretto, e ad esse<br />
( 34)<br />
si unirono i cannoni contraerei da 88 mm.<br />
Ne risultò che sebbene il Sikh e lo Zulu avessero messo a terra a Marsa el<br />
Mreisa una compagnia di due plotoni di marine al comando del maggiore Jack<br />
(33) La presenza del TAKU al largo di Tobruch era stata segnalata al locale<br />
Comando <strong>Marina</strong> al tramonto del 13 settembre, e in seguito a ciò un convoglio composto<br />
dal piroscafo Sibilla scortato dalla torpediniera Montanari, salpato dal porto poco tempo<br />
prima, aveva avuto l’ordine di rientrare immediatamente. La ricerca del sommergibile da<br />
parte di tutti i mezzi navali disponibili a Tobruch rimase infruttuosa. Cfr. AUSMM,<br />
Marilibia, b. 15, “Relazione sull’attacco nemico alla Piazza di Tobruk <strong>nel</strong>la notte sul 14<br />
settembre 1942”.<br />
(34) R.P. Livingstone, op. cit., p. 311.<br />
( 33)<br />
109
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Il sommergibile britannico Taku, che trasportò i segnalatori per lo sbarco dei<br />
marine dai cacciatorpediniere della Forza A, sulla parte settentrionale della<br />
penisola di Tobruch.<br />
Hedley, in seguito al disservizio dei segnalatori del Taku lo sbarco, già<br />
contrastato sulla spiaggia dagli artiglieri italiani del 2° reggimento contraerei<br />
schierati <strong>nel</strong>la zona, che aprirono il fuoco sui natanti da sbarco nemici,<br />
illuminati alla distanza di 700 m con i riflettori con mitragliatrici, e mortai, finì<br />
per concludersi con la cattura di tutti i soldati britannici; e ciò avvenne anche<br />
per il sopraggiungere della compagnia mista di difesa mobile, comprendente 40<br />
marinai, 40 carabinieri, e un plotone di 30 marinai tedeschi.<br />
A questi centodieci uomini, frettolosamente racimolati a Tobruch e<br />
inviati a fronteggiare la minaccia che si profilava a settentrione della base, si<br />
aggiunsero, durante la marcia di trasferimento, altri 50 carabinieri con il<br />
( 35)<br />
comandante del 18° battaglione.<br />
(35) Si trovavano a Tobruch, per la difesa della piazzaforte, il 3° Battaglione San<br />
Marco della <strong>Marina</strong>, circa 100 carabinieri del 18° Battaglione, elementi del 5° Battaglione<br />
Libico, una compagnia di formazione della <strong>Marina</strong>, e serventi delle numerose postazioni<br />
costiere, dodici delle quali contraeree, queste ultime rappresentate, come detto, da sei<br />
batterie di cannoni tedeschi da 88 mm, e da sei batterie di cannoni italiani del 1° Gruppo<br />
della MILMART. Durante il giorno prestavano servizio anche due battaglioni con circa<br />
700 soldati tedeschi, che però prima di notte si trasferivano in una base distante diversi
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Il maggiore Hadley con altri 21 marine, gli unici superstiti dei suoi due<br />
plotoni che si erano mantenuti nascosti in un wadi, si arrese al mattino durante<br />
il rastrellamento delle truppe italiane.<br />
In una relazione del Comando Supremo è scritto:<br />
Le nostre forze a terra – riuscite ovunque a contenere il nemico – passavano<br />
decisamente al contrattacco. In seguito si univano, a loro rinforzo, gruppi di<br />
formazione tedeschi <strong>nel</strong> frattempo sopraggiunti.<br />
Le azioni, in corrispondenza dei vari punti di sbarco, si concludevano col ributtare<br />
ovunque l’avversario, catturandogli 25 prigionieri <strong>nel</strong>la zona di Marsa Auda, 40<br />
<strong>nel</strong>la zona di Forte Perrone e 30 <strong>nel</strong>la zona di Marsa Umm esc Sciausc.<br />
Un’altra cinquantina di prigionieri veniva poi catturata durante le operazioni di<br />
( 36)<br />
rastrellamento.<br />
In totale, a terra furono contati 58 morti britannici, senza considerare<br />
quelli caduti in mare o affogati quando i loro goffi e poco manovrabili barconi<br />
da sbarco furono sbattuti contro le rocce, e catturati 650 prigionieri, fra cui<br />
oltre 30 ufficiali, per la maggior parte recuperati in mare. Degli uomini<br />
impegnati a terra contro Tobruch, solo 10 riuscirono a intraprendere la lunga<br />
marcia per raggiungere El Alamein, ma soltanto 6 di essi rientrarono alle linee<br />
britanniche.<br />
Complessivamente, secondo i dati riportati <strong>nel</strong> Diario del Comando<br />
Supremo sulla scorta di un rapporto giunto dal Comando del feldmaresciallo<br />
Rommel, le perdite delle forze dell’Asse riportate a Tobruch <strong>nel</strong>la giornata del<br />
14 settembre furono rappresentate da “54 morti e 29 feriti tra il personale della<br />
Regia <strong>Marina</strong> e battaglione “S. Marco”, 16 morti (1 tedesco) e circa 50 feriti (7 tedeschi)<br />
tra i reparti terrestri”. ( 37) Secondo altre fonti i caduti italo-tedeschi sarebbero stati<br />
62 e i feriti 119.<br />
Mentre era in corso l’attacco britannico, da parte italiana furono fatti<br />
affluire a Tobruch, con mezzi ruotati partiti da Derna, Bir el Gazala, Bi Amu e<br />
Bardia, numerosi rinforzi, comprendenti quattro battaglioni di truppa, due<br />
batterie di artiglieria, un gruppo autoblindo, un comando di reggimento, che<br />
però non fu necessario far entrare in azione.<br />
chilometri. Restavano alle loro postazioni i serventi delle batterie contraeree e costiere, e<br />
gli uomini impegnati in posti di blocco lungo la strada di accesso a Tobruch.<br />
(36) ASME-US, “Comando Supremo, Sintesi delle operazioni svoltesi in Cirenaica<br />
(Tobruk) <strong>nel</strong>la notte dal 13 al 14 settembre 1942”.<br />
(37) SME-US, Diario Storico ... , cit., tomo I, Diario, Roma, 1999, p. 140.<br />
111
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Marine della Forza A, recuperati da un cacciatorpediniere, dormono stremati sul<br />
ponte.<br />
Da parte tedesca, il feldmaresciallo Rommel, temendo che i britannici<br />
potessero impossessarsi della piazza di Tobruch, mise subito in marcia alcuni<br />
reparti motorizzati, tranne poi a richiamarli quando si rese conto che le forze<br />
che si trovavano sul posto erano riuscite da sole “a ristabilire la situazione”.<br />
Secondo i rapporti italiani, durante le tormentate operazioni di sbarco<br />
delle truppe, i cacciatorpediniere Sikh e Zulu avevano aperto il fuoco alle 04:00<br />
dalla distanza di 6000 m, prendendo di mira le batterie costiere e gli obiettivi<br />
navali <strong>nel</strong> porto. Le batterie, illuminando con i riflettori le due navi, risposero<br />
prontamente, anche da breve distanza, con puntamento diretto, facendo anche<br />
uso di proiettili illuminanti.<br />
(38) ASME-US, “Comando Supremo, Sintesi delle operazioni svoltesi in Cirenaica<br />
(Tobruk) <strong>nel</strong>la notte dal 13 al 14 settembre 1942”; E. Rommel, Guerra senza odio, Milano,<br />
Garzanti, 1952, p. 229.<br />
112<br />
( 38)
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Sopra: L’immagine, ripresa da uno Ju 88 D da ricognizione della 2.(F)/123 del X<br />
Fliegerkorps mostra un mezzo da sbarco in stato di affondamento. Doveva trattarsi<br />
di uno dei barconi a motore impiegati per lo sbarco dei marine dai cacciatorpediniere.<br />
Sotto: I modesti barconi da sbarco britannici impiegati a rimorchio<br />
abbandonati lungo la costa settentrionale della penisola di Tobruch.<br />
113
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Il barcone 2 L. Flt, catturato da marinai tedeschi che vi hanno issato la loro<br />
bandiera.<br />
Parteciparono all’azione di fuoco le batterie della <strong>Marina</strong> “Belotti” con<br />
quattro cannoni da 145 mm, S.P. 3 (ex “Tordo”) con quattro cannoni da 120<br />
mm, e S.P. 21 (ex “Dandolo”), con un complesso binato da 120 mm, e<br />
successivamente, verso la fine dell’azione (circa le 05:00), anche la S.P. 5 (ex<br />
“Grasso”), liberatasi dai commando che l’avevano attaccata, sparando con i<br />
suoi tre pezzi da 152 mm. ( 39) Spalleggiate validamente dai sei cannoni germanici<br />
da 88 mm della 76 a Batteria (ten. Müller-Frank) del 1° Reparto del 46°<br />
Reggimento Contraerei germanico (Flak-Abt. I./46), alle dipendenze del<br />
maggiore Wilhelm Wegener, le artiglierie della Regia <strong>Marina</strong> spararono<br />
ininterrottamente sui due cacciatorpediniere britannici fino a giorno fatto, con<br />
ottimi risultati.<br />
(39) Intervenendo anche contro gli aerei, le batterie della <strong>Marina</strong> spararono 2316<br />
proietti, dei quali 37 da 152 mm, 668 da 120, 689 da 102, 922 da 76, 169 da 37. Cfr.,<br />
AUSMM, Marilibia, b. 15, “Comando <strong>Marina</strong> Tobruk, Attacco nemico alla Piazza di<br />
Tobruk”.<br />
114
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Batteria di cannoni costieri da 152/50 mm della MILMART, simili a quelli che<br />
difendevano la piazzaforte di Tobruch <strong>nel</strong>la batteria S.P. 5 (ex Grasso). In alto a<br />
destra un grosso proiettore per illuminare di notte navi e aerei nemici avvistati in<br />
mare.<br />
Nel corso del bombardamento realizzato dal Sikh e dallo Zulu fu colpito<br />
<strong>nel</strong>la rada soltanto il piroscafo italiano Sibilla, da due colpi da 120 mm sul lato<br />
sinistro dell’opera morta, uno dei quali non esplose mentre l’altro causò alla<br />
nave soltanto lievi danni.<br />
Ma i danni che subirono i due cacciatorpediniere della Forza A, presi di<br />
mira dai cannoni italiani e tedeschi fino alla massima distanza, furono ben<br />
maggiori di quelli inferti al nemico.<br />
Secondo un rapporto italiano, alle 05:05 un cacciatorpediniere fu<br />
inquadrato da un salva di medio calibro, e fu visto svilupparsi un incendio a<br />
prora. L’unità fu coperta da una cortina di fumo stesa da un altro<br />
cacciatorpediniere, e si allontanò lentamente verso nord est. Poi, verso le 05.55<br />
una delle due unità nemiche fu colpita a poppa da una salva e restò<br />
( 40)<br />
immobilizzata.<br />
(40) AUSMM, Marilibia, b. 15, “Relazione sull’attacco nemico alla Piazza di Tobruk<br />
<strong>nel</strong>la notte sul 14 settembre 1942”.<br />
115
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Un cannone da 88 mm tedesco viene sistemato in posizione di difesa costiera. A<br />
Tobruch equipaggiava la 76 a batteria del 46° Reggimento Contraerei (Flak)<br />
intervenuta contro le navi britanniche assieme alle batterie italiane.<br />
Si trattava del Sikh, comandato dal cap. vasc. St. John Aldrich<br />
Micklethwait, che si era diretto verso la costa per ricercare i natanti da sbarco<br />
che non erano rientrati dopo lo sbarco delle prime truppe, e preso sotto il<br />
fuoco dei cannoni delle batterie fu colpito da una granata che immobilizzò il<br />
timone, e determinò un incendio scoppiato in un deposito di munizioni della<br />
torre A, che poi esplose, uccidendo e ustionando parecchi uomini.<br />
Un altro proiettile colpì il cacciatorpediniere costringendolo dapprima a<br />
diminuire la velocità a dieci nodi e poi, alle 05:20, ad arrestarsi in fiamme,<br />
incapace, anche per i danni al timone, di realizzare un qualsiasi movimento. Lo<br />
Zulu, comandato dal cap. freg. Richard Taylor White, rimasto anch’esso colpito<br />
e danneggiato dalle batterie costiere, alle 05:30, tentò di rimorchiare il Sikh<br />
verso il largo, ma poi verso l’alba, mentre era ancora inquadrato dai proiettili<br />
d’artiglieria, essendosi spezzato il cavo di rimorchio, fu costretto ad<br />
allontanarsi.<br />
Il Sikh, con le sale macchine e caldaie allagate, fu allora abbandonato per<br />
ordine del comandante Micklethwait, che <strong>nel</strong> frattempo aveva ordinato a tutte<br />
le unità navali britanniche di abbandonare la zona di Tobruch, avendo<br />
116
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
constatato che ormai la situazione si era fatta insostenibile, dal momento che<br />
verso est riflettori avevano individuato alcune motosiluranti che si trovavano<br />
anch’esse sotto un violento tiro di artiglieria, l’alba era vicina e l’aviazione<br />
dell’Asse non avrebbe tardato a cominciare gli attacchi.<br />
Ha scritto il maggiore Livingstone: “Era evidente che la partita era perduta, ed<br />
era ora di cercar di risparmiare ulteriori perdite e di salvare il salvabile”.<br />
Dopo essere stato attaccato, come vedremo, da alcuni cacciabombardieri<br />
italiani Mc. 200 del 13° Gruppo del 2° Stormo Caccia, che lo colpirono sul<br />
ponte con una bomba da 50 kg, e contemporaneamente, essendo stato<br />
raggiunto da altri proiettili d’artiglieria, il comandante Micklethwait ordinò<br />
l’abbandono nave. Alle 06:30 il Sikh fu cannoneggiato dal cacciatorpediniere di<br />
scorta Croome (cap. corv. Rupert Cyril Egan) che, inviato <strong>nel</strong>la zona assieme al<br />
gemello Hursley dal comandante della Forza D, sull’incrociatore contraereo<br />
Coventry, gli impartì il colpo di grazia dopo averne recuperato parte<br />
dell’equipaggio. Il Sikh colò a picco, esplodendo, mentre parte dei superstiti,<br />
raggiunta la vicina costa, vennero fatti prigionieri.<br />
Lo Zulu, dopo aver abbandonato il Sikh, <strong>nel</strong> ritirarsi verso est<br />
inizialmente alla velocità di trenta nodi, si congiunse all’Hursley e al Croome.<br />
Quindi, raggiunse l’incrociatore Coventry che, prima di invertire la rotta per<br />
Alessandria, per ordine ricevuto alle ore 09:00 si era spostato verso Tobruch<br />
per dare anch’esso protezione alle navi che si stavano ritirando verso nord-est<br />
in gruppi staccati, allontanandosi dalla costa alla massima velocità consentita ai<br />
vari tipi di mezzi.<br />
Per inseguire le unità navali britanniche in ritirata e per rastrellare lo<br />
specchio d’acqua antistante il porto di Tobruch, l’ammiraglio Lombardi fece<br />
uscire dal porto, le torpediniere Castore e Montanari, che però non riuscirono a<br />
prendere contatto, dal momento che le navi nemiche si stavano allontanando,<br />
martellate dall’aviazione italiana e tedesca. Poi, “In relazione alla constatata presenza<br />
in mare di naufraghi e di unità ferme e danneggiate”, <strong>Marina</strong> Tobruch faceva uscire tre<br />
moto dragamine tedeschi 6 a Flottiglia e cinque motozattere, quattro tedesche e<br />
( 42)<br />
una italiana.<br />
(41) R.P. Livingstone, op. cit., p. 311.<br />
(42) ASME-US, “Comando Supremo, Sintesi delle operazioni svoltesi in Cirenaica<br />
(Tobruk) <strong>nel</strong>la notte dal 13 al 14 settembre 1942”. La 6 a Flottiglia, le cui ventidue unità<br />
stazionavano in vari porti della Libia e dell’Italia, disponeva il 14 settembre a Tobruch dei<br />
quattro motodragamine R 10, R 12, R 13 e R 16.<br />
( 41)<br />
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F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Il cacciatorpediniere britannico Sikh all’arrivo a Malta, <strong>nel</strong> Grand Harbour, <strong>nel</strong><br />
gennaio 1942, scortando un convoglio.<br />
Non fu possibile il recupero del Sikh da parte del rimorchiatore Vega,<br />
fatto uscire appositamente dal Comando <strong>Marina</strong> Tobruch, protetto dalle due<br />
torpediniere perché, <strong>nel</strong>l’avvicinarsi, l’immobilizzato cacciatorpediniere in<br />
fiamme fu visto esplodere violentemente e affondare alle 07:52.<br />
Con la rada ormai sgombra delle superstiti unità sottili britanniche, a<br />
quelle navi dell’Asse non restò che dedicarsi al salvataggio dei naufraghi in<br />
mare, “portando a terra, 468 naufraghi, per la maggior parte di marina, con 23 ufficiali fra<br />
cui un capitano di vascello [il comandante del Sikh] ed un giornalista americano”. ( 43) Il<br />
cap. vasc. Mickilethwaite fu raccolto dopo due ore che si trovava in acqua.<br />
Inoltre il moto dragamine tedesco R 10, comandato dal ten. vasc. Peter<br />
Reischeauer, comandante della 6 a Flottiglia, ebbe la fortuna di individuare la<br />
motosilurante MTB 314 che, come abbiamo detto, <strong>nel</strong> tentativo di forzare<br />
l’entrata del porto di Tobruch si era arenata a Marsa Sciausc.<br />
La piccola unità britannica, comandata dal ten. vasc. H.W. Sheldrick, era<br />
stata abbandonata dagli uomini del suo equipaggio, i quali, prima di essere<br />
raccolti dalla MTB 261 del ten. vasc. C.C. Anderson, inutilmente avevano<br />
(43) ASME-US, “Comando Supremo, Sintesi delle operazioni svoltesi in Cirenaica<br />
(Tobruk) <strong>nel</strong>la notte dal 13 al 14 settembre 1942”.<br />
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Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
La motosilurante britannica MTB 314 catturata a Tobruch il 14 settembre 1942 dal<br />
motodragamine tedesco R 10.<br />
tentato di distruggere la loro nave con una carica esplosiva che non si era<br />
attivata.<br />
Avvicinatosi alla MTB 314, l’R 10 la catturò praticamente indenne e,<br />
dopo averla disincagliata, la guidò in porto con la bandiera tedesca a riva.<br />
Ad iniziare dall’alba del 14 settembre anche le aviazioni italiana e tedesca<br />
intervennero <strong>nel</strong>la battaglia con tutti i mezzi disponibili <strong>nel</strong>la zona, e <strong>nel</strong>le<br />
azioni iniziali si distinsero particolarmente i velivoli Mc. 200 del 13° Gruppo<br />
Caccia della 5 a Aerea della Libia, comandato dal maggiore Lorenzo Viale.<br />
Questo ufficiale superiore, agendo di propria iniziativa a causa<br />
dell’interruzione dei collegamenti con il Comando del Settore Est della 5 a<br />
Squadra Aerea, “dopo una ricognizione offensiva per rendersi conto della situazione e agire<br />
di conseguenza”, impegnò sulle unità navali nemiche in ritirata ventuno Mc. 200,<br />
ordinando ai piloti di attaccare con le bombe e il mitragliamento delle unità<br />
maggiori nemiche che aveva individuato a nord-ovest di Tobruch, e con<br />
obiettivo secondario il mitragliamento delle motosiluranti che si trovavano a<br />
(44) Ribattezzata RA 10 e immessa in servizio <strong>nel</strong>la <strong>Marina</strong> germanica quale unità<br />
trasporto siluri, la motosilurante fu affondata il 30 aprile 1943 presso Augusta (Sicilia) da<br />
quattro aerei da caccia Spitfire del 249° Squadron della RAF, decollati da Malta.<br />
( 44)<br />
119
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Uno dei due lanciasiluri della motosilurante MTB 314.<br />
( 45)<br />
est-nord-est del porto.<br />
I velivoli, decollando dalla base di Bu Amud, a est di Tobruch, fra le<br />
05.55 e le 08.00 attaccarono in picchiata da una quota di 2500 m, scendendo,<br />
per sganciare le bombe tra i 1000 e i 500 m d’altezza, per poi a bassa quota, in<br />
sezioni di due-tre Mc. 200 alla volta, effettuare il mitragliamento.<br />
Per la prima volta i velivoli del 13° Gruppo, impiegarono bombe da 50<br />
( 46)<br />
kg, a suo tempo richieste per svolgere esercitazioni.<br />
(45) Nella sua ricognizione il maggiore Viale aveva fatto i seguenti avvistamenti:<br />
“Un gruppo di navi nemiche composto di 9 unità imprecisate incrocianti 60 chilometri circa a nord di<br />
Tobruk, un gruppo composto di 1 incrociatore o grosso C.T. più 3 C.T. a 2 chilometri a nord Marsa El<br />
Auda diretto nord, un gruppo composto da 2 torpediniere o grosse motovedette più 9 motosiluranti <strong>nel</strong>la<br />
zona di mare nord Marsa Es Zeitun diretto nord est ”. Cfr. Archivio Ufficio Storico Aeronautica<br />
(d’ora in poi AUSA), “Relazione attività 13° Gruppo C.T.”.<br />
(46) Il maggiore Viale, che disponeva a Bu Amud di soli nove Mc. 200 efficienti, ha<br />
scritto: “Da pochi giorni avevo avuto l’ordine di addestrare i miei piloti al bombardamento in picchiata.<br />
Appena arrivate le bombe avevo deciso di esercitarci su un relitto di piroscafo inglese proprio davanti a noi<br />
ma la sorte decise altrimenti”. Cfr., Aer. Macchi C.200 “Saetta”, immagini, scheda e storia. Un<br />
pilota racconta”.<br />
120
La plancia della motosilurante MTB 314.<br />
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Il montaggio delle bombe sulle ali degli Mc. 200, che erano alla loro<br />
prima azione in quella nuova specialità di attacco sul mare, risultò alquanto<br />
difficile per la scarsità di personale, e perché fu necessario scaricare i serbatoi<br />
supplementari.<br />
Nello stesso tempo Viale riuscì anche<br />
ad assicurare ininterrottamente con crociere la protezione del porto di Tobruk e<br />
contemporaneamente oltre alla pattuglia di allarme su Macchi 202 [due velivoli]<br />
tenere una sezione di Macchi 200 pronta ad intervenire eventualmente in rinforzo alla<br />
( 47)<br />
pattuglia di allarme stessa.<br />
A ogni rientro degli aerei, i piloti fornirono notizie di navi colpite e<br />
affondate, e questo generò tra il personale del gruppo e dell’aeroporto<br />
momenti di entusiasmo e gioia incontenibile.<br />
Ma, vediamo quali furono i risultati conseguiti realmente <strong>nel</strong> corso degli<br />
attacchi, a iniziare dal momento in cui gli Mc. 200 del maggiore Viale, delle<br />
squadriglie 78 a , 79 a e 82 a , colpirono e affondarono la motosilurante MTB 312<br />
(ten. vasc. I.A. Quarrie), il cui equipaggio fu raccolto dalla MTB 266 (sottoten.<br />
vasc. John Norman Broad).<br />
(47) AUSA, “Relazione attività 13° Gruppo C.T.”.<br />
121
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Furono poi mitragliate e danneggiate dagli Mc. 200 diverse motosiluranti,<br />
e affondate le motolance ML 352 (ten. vasc. George Raymond Worledge) e<br />
ML 353 (ten. vasc. E.S. Michelson), che esplosero dopo essersi incendiate.<br />
L’equipaggio della ML 352 fu raccolto dalla torpediniera italiana Castore,<br />
comandata dal ten. vasc. Gaspare Tezel; quello della ML 353 dalla superstite<br />
motolancia ML 349.<br />
Fu anche immobilizzata la motosilurante MTB 308 (ten. vasc. Roy<br />
Yates), la cui sorte, come vedremo, era però già segnata, e alle 07:30, come<br />
detto, fu colpito con una bomba da 50 kg sul ponte il cacciatorpediniere Sikh<br />
non ancora affondato.<br />
Motolancia tipo “Faimiles”. Due unità di questo tipo, la ML 352 e ML 353,<br />
impiegate <strong>nel</strong>lo sbarco a Tobruch, furono affondate dai velivoli italiani Mc. 200 del<br />
13° Gruppo Caccia.<br />
Secondo le valutazioni trasmesse dal maggiore Viale al Comando della 5 a<br />
Squadra Aerea, e da questo Comando superiore portate alla conoscenza di<br />
Superaereo il mattino del 15 settembre, i suoi Mc. 200 si riteneva avessero<br />
ottenuto i seguenti risultati:<br />
122
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
1 C.T. colpito pieno da 4 bombe e da 3 bombe prossimità linea di galleggiamento<br />
affondava; 4 motosiluranti incendiate et affondate; 2 motosiluranti probabilmente<br />
affondate in collaborazione bombardieri in quota tedeschi più tardi intervenuti. 3<br />
motosiluranti efficacemente mitragliate.<br />
La torpediniera italiana Castore <strong>nel</strong> 1942 <strong>nel</strong>la sua mimetizzazione. Recuperò i<br />
superstiti della ML 352.<br />
Un solo Mc. 200 rientrò alla base colpito da fortissima reazione<br />
contraerea. Complessivamente i ventuno caccia sganciarono 27 bombe da 50<br />
kg e spararono 4165 proietti calibro 12,7 mm.<br />
Nelle “Considerazioni” del suo rapporto, in cui sostenne che la<br />
contraerea delle navi nemiche era risultata “violentissima ma disordinata e imprecisa”,<br />
( 48)<br />
Viale mise in risalto i buoni risultati raggiunti dai suoi piloti, scrivendo:<br />
Il tiro con bombe contro navi in genere è risultato sufficientemente preciso, pur essendo i<br />
piloti alla prima prova. La precisione del tiro è stata dovuta essenzialmente al coraggio<br />
dei piloti che effettuavano il tiro <strong>nel</strong>la massima totalità a bassissima quota (minimo<br />
consentita per lo svitamento del dispositivo di sicurezza). Tiro con mitragliatrice contro<br />
motosiluranti molto preciso nonostante brusche accostate, velocità rilevante e primo<br />
(48) AUSA, “Relazione attività 13° Gruppo C.T.” e Bollettino della 5 a Squadra<br />
Aerea n. 10139.<br />
123
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
124<br />
impiego sul mare … Inoltre è stato constatato che “le motosiluranti e le corvette<br />
avevano a bordo benzina in latte disposte sopra coperta. Questo spiega come le unità<br />
nemiche fossero tanto vulnerabili alle nostre raffiche e gli immediati e brillanti effetti<br />
ottenuti.<br />
Un velivolo italiano Mc. 200. Velivoli di questo tipo del 13° Gruppo Caccia, armati<br />
con bombe, parteciparono all’attacco contro il cacciatorpediniere britannico Sikh e<br />
il naviglio leggero britannico impegnato <strong>nel</strong>lo sbarco a Tobruch.<br />
Alle 07.30 cinque cacciabombardieri italiani Mc. 200 dell’8° Gruppo<br />
Assalto, decollati da Abu Aggag al comando del capitano pilota Sansone per<br />
effettuare una ricognizione armata a nord di Ras Kenays, avvistarono e<br />
attaccarono tre motosiluranti, in lat. 32° 30' N, long. 27° 55' N. I piloti<br />
sganciarono in picchiata dieci bombe alari da 50 kg e spararono 3730 proietti di<br />
mitragliera calibro 12,7, e <strong>nel</strong> ritirarsi constatarono che le tre navi erano state<br />
colpite, e una di esse era in fiamme. Si trattava della MTB 310, comandata dal<br />
ten. vasc. Stewart Lane, che rimase immobilizzata, per poi ricevere, come<br />
vedremo, il colpo di grazia dagli aerei tedeschi.<br />
Sempre da parte italiana, fu fatto anche un tentativo per intervenire con<br />
dodici aerosiluranti S. 79 del 131° Gruppo della 5 a Squadra Aerea (maggiore<br />
pilota Giovanni Villa), ma la missione non ebbe il risultato sperato. I velivoli
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
delle squadriglie 279 a e 284 a , partiti alle 08:50 rispettivamente dagli aeroporti di<br />
El Fateiah e Marsa Matruch, dirigendo secondo l’ordine ricevuto per la rada di<br />
Tobruch, dove era segnalato un incrociatore nemico che procedeva a lento<br />
moto verso est, non riuscirono a trovare l’obiettivo navale da colpire, ricercato<br />
nei due sensi lungo il tratto di costa cirenaico fra Ras Azzaz e Ras el Tin per<br />
una profondità di circa 100 km. Andarono infine ad atterrare sull’aeroporto di<br />
Derna.<br />
( 49)<br />
Infine fu svolta una ricognizione da parte di due moderni caccia Mc. 202,<br />
che durante il volo a est di Tobruch avvistarono alcune motosiluranti.<br />
Complessivamente, da parte italiana, <strong>nel</strong>le missioni di attacco e di ricerca<br />
delle navi nemiche del 14 settembre furono impiegati 40 velivoli: 26<br />
cacciabombardieri Mc 200 (ventuno del 13° Gruppo e cinque dell’8°), 12<br />
aerosiluranti S. 79 del 131° Gruppo, e due caccia Mc. 202 per volo di<br />
ricognizione in mare aperto.<br />
Da parte tedesca la prima comunicazione dello sbarco raggiunse l’O.B.S.<br />
alle 00:45 del 14 settembre, e in seguito si susseguirono da Tobruch informazioni<br />
inizialmente allarmanti poi progressivamente migliori e rassicuranti<br />
fino a quando a giorno fatto il maggior generale Otto Deindl, comandante dei<br />
reparti germanici della piazzaforte, trasmise: “Sbarco fallito. Formazione nemica<br />
dalle 06.00 rotta est. Due navi nemiche sono in fiamme”.<br />
Nel frattempo, con il messaggio segreto O.B.S. I A Nr. 9326/42 Gkdos,<br />
i comandi aerei tedeschi della 2 a Flotta Aerea (2 a Luftflotte) avevano ricevuto<br />
ordine di svolgere fin dall’alba estese ricognizioni su tutta la zona di mare a<br />
oriente di Tobruch e di “tenere pronte le forze aeree per impiegarle, secondo i risultati<br />
della ricognizione, contro soldati sbarcati, o contro unità trovantisi a Umn Is Sziausc o<br />
contro unità in via di ritorno”.<br />
Particolarmente consistente ed efficace si dimostrò l’intervento degli<br />
aerei germanici del 10° Corpo Aereo (X Fliegerkorps) e del Comando Aereo<br />
Africa (Fliegerführer Afrika), rispettivamente dislocati in Grecia e in Nord<br />
Africa al comando dei generali Otto Hoffmann von Waldau, con sede di<br />
( 50)<br />
comando ad Athene, e Hans Seidemann, che si trovava a Fuka.<br />
(49) AUSA, “Comando 131° Gruppo Autonomo Aerosiluranti, Relazione<br />
sull’attività svolta dal 131° Gruppo Autonomo Aerosiluranti <strong>nel</strong> mese di settembre 1942-<br />
XX”.<br />
(50) Erano a disposizione del X Fliegerkorps i seguenti reparti: Squadriglia da<br />
ricognizione 2.(F)/123, con velivoli Ju 88 D, a Skaramanga; Squadriglia Comando del 1°<br />
Stormo Sperimentale da bombardamento, con il 2° e 3° Gruppo (Stab., I. e II./LG.1), con<br />
velivoli Ju. 88 A, a Iraklion; 2° Gruppo del 100° Stormo da bombardamento<br />
125
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Complessivamente, <strong>nel</strong>la giornata del 14 settembre, i due comandi<br />
tedeschi mandarono in volo ben 318 aerei, dei quali, escludendo i ricognitori e i<br />
caccia di scorta, impiegarono per tutta la giornata sulle navi nemiche un totale<br />
di ben 167 velivoli di tipo offensivo: 81 erano bombardieri Ju 88 del X<br />
Fliegerkorps, e 73 bombardieri a tuffo Ju 87, e 13 cacciabombardieri Bf 109 del<br />
Fliegerführer Afrika.<br />
Altri quattordici cacciabombardieri Bf. 109 del Fliegerführer Afrika<br />
furono impiegati <strong>nel</strong>l’attaccare obiettivi terrestri sulla linea del fronte di El<br />
Alamein, avvalendosi di una forte copertura di caccia di scorta del medesimo<br />
tipo, inquadrati nei tre gruppi del 27° Stormo Caccia (I., II. e III./JG.27)<br />
ventinove dei quali sostennero un combattimento con circa ottanta caccia<br />
nemici, senza conseguire alcun risultato. Da parte britannica sappiamo che il<br />
combattimento fu modesto, e si svolse al mattino a ovest di El Qattara fra otto<br />
Kittwhaks del 3° Squadron australiano, decollato su allarme, e sedici Bf. 109,<br />
uno dei quali fu considerato probabilmente abbattuto in collaborazione dal<br />
sottotenente Coward e dal sergente Jones.<br />
Parte degli aerei tedeschi, come vedremo, non poterono rintracciare gli<br />
obiettivi navali e gli altri, che invece li attaccarono, non riuscirono a conseguire<br />
alcun successo contro unità navali dalla sagoma sottile e altamente manovriere.<br />
Tuttavia i risultati tangibili non mancarono, dimostrando al nemico quanto<br />
fosse pericoloso spingere le sue navi <strong>nel</strong>le acque sotto forte controllo<br />
(II./KG.100), con velivoli He 111, a Kalamaki; Comando del 27° Gruppo Caccia (Jagd.<br />
Kdo JG.27), con velivoli Bf. 109, a Kastelli ; 3° Gruppo del 26° Stormo Caccia Pesante<br />
Distruttori (III./ZG.26), con velivoli Bf. 110 a Kastelli. Erano a disposizione del<br />
Fliegerführer Afrika: Squadriglia Ricognizione Strategica 1.(F)/121, con velivoli Ju 88 D;<br />
Squadriglia da ricognizione tattica 4.(H)12, con velivoli Bf. 110; Squadriglia da<br />
bombardamento del 4° Gruppo del 1° Stormo Sperimentale 12./LG.1 con velivoli Ju 88<br />
A; Squadriglia Comando del 3° Stormo Stuka con i gruppi 1°, 2° e 3° (Stab., I. II. e<br />
III./St.G.3), con velivoli Ju.87: Gruppi 1°, 2° e 3° del 27° Stormo Caccia (I., II., e<br />
III./JG.27), con velivoli Bf 109; 3° Gruppo del 53° Stormo Caccia (III./JG.53), con<br />
velivoli Bf. 109; Squadriglia Cacciabombardieri (Jabo.St.Afrika), con velivoli Bf.109.<br />
(51) In un combattimento dell’indomani, 15 settembre, giorno particolarmente<br />
esaltante per i caccia della Luftwaffe, il solo tenente Hans Joachim Marseille, la “Stella<br />
dell’Africa”, del I./JG.27, si accreditò l’abbattimento di ben 7 velivoli da caccia avversari,<br />
raggiungendo con ciò 150 successi. Era a quel momento il pilota più vittorioso della<br />
Luftwaffe, ed era decorato con la croce di ferro con fronde di quercia spade e brillanti, e<br />
con la Medaglia d’Oro al Valore <strong>Militare</strong> italiana. Nei giorni seguenti raggiunse le 158<br />
vittorie, ma il 20 settembre il suo Bf. 109 precipitò per un incidente e schiantandosi al<br />
suolo determinò la morte di Marseille a soli 22 anni. Fu sepolto a Derna, e poi traslato <strong>nel</strong><br />
dopoguerra <strong>nel</strong> cimitero di Tobruch.<br />
126<br />
( 51)
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
dall’aviazione dell’Asse, <strong>nel</strong> cosiddetto “Bomb Alley”, il Viale delle Bombe, il<br />
tristemente famoso tratto di mare tra la costa egiziana e l’Isola di Creta,<br />
cimitero delle navi britanniche.<br />
Ma andiamo per ordine. A iniziare dalle 06:25 fino alle 18:26 decollarono<br />
quattordici ricognitori Ju 88 in parte destinati a esplorazioni armate. Di essi<br />
uno attaccò alle 07:45 senza esito il cacciatorpediniere Zulu in lat. 32° 18' N,<br />
long. 24° 25' E, e altri due Ju 88 del I./LG.1 (tenenti Wolfgang von Bergh e<br />
Ernst Leopold Wannenmacher) bombardarono altrettante motosiluranti,<br />
rispettivamente alle ore 09:15 e 11:32, a nord-est di Tobruch, per poi andare ad<br />
atterrare in Cirenaica, a Haggard el Quasaba<br />
Successivamente, in seguito a un avvistamento della Forza D effettuato<br />
alle 06:37 in lat. 31° 55' N, long. 31° 55' E, a 50 miglia a nord-est di Marsa<br />
Matruh, alle 09:05 decollarono dagli aeroporti africani quindici Ju 87 del 3°<br />
Stormo Stuka (St.G.3), che non avvistarono le navi britanniche. Quindi, con<br />
partenza da Iraklion (Creta), fu la volta di sedici Ju 88 del 1° Gruppo del 1°<br />
Stormo Sperimentale (I./LG.1), decollati alle 10:11 da Iraklion (Creta), con alla<br />
testa il comandante del gruppo capitano Joachim Helbig.<br />
Dopo che alle 07:30 del 14 settembre i cacciatorpediniere di squadra<br />
Aldenham e Belvoir avevano abbandonato la Forza D per andare a rifornirsi ad<br />
Alessandria, alle 10:45 (ora 11:40 secondo i rapporti britannici), trovandosi a<br />
Nord di Marsa Matruh, l’incrociatore Coventry, la nave più rappresentativa della<br />
Forza D, costituì il bersaglio principale della formazione dei sedici Ju 88 del<br />
I./L.G.1. Questi, nonostante l’intervento di tre caccia a lungo raggio<br />
Beaufighter della R.A.F. che proteggevano la formazione navale, attaccarono in<br />
picchiata in lat. 32° 23' N, long. 28° 27' E. Ciascun velivolo tedesco era armato<br />
con una bomba da 500 kg e tre bombe da 250 kg. Il Coventry, colpito in pieno<br />
da quattro bombe, tre delle quali esplosero nei locali delle macchine mentre la<br />
quarta apriva un ampio squarcio a prora, e bersagliato anche dal fuoco dei<br />
cannoncini da 20 mm e delle mitragliere degli Ju 88, che aumentarono i danni,<br />
rimase immobilizzato, e in quella posizione fu fotografato dal velivolo del<br />
tenente pilota Horst Berger. Quindi, in preda alle fiamme, l’incrociatore rimase<br />
immobilizzato.<br />
(52) Helbig, che raggiunse il grado di generale dopo aver comandato il 1° Stormo<br />
Sperimentale (LG. 1), fu uno dei più straordinari assi della specialità da bombardamento<br />
della Luftwaffe. Alla fine della guerra gli fu accreditata la distruzione di 182,000 tonn. di<br />
naviglio nemico, realizzato in 480 missioni, meritandosi le fronde di quercia spade e<br />
brillanti sull’onorificenza della croce di cavaliere (Ritterkreuz), meritata il 9 novembre<br />
1940, quando comandava la 4 a Squadriglia del II./LG.1.<br />
( 52)<br />
127
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Il Coventry, colpito da quattro bombe, arrestato e in fiamme ripreso da uno degli<br />
Ju 88 del I./LG.1 che lo avevano attaccato.<br />
In basso: A sinistra, il Coventry prima di essere stato attaccato dagli Ju 88 del<br />
I./LG.1.; a destra, l’incrociatore fermo e in fiamme dopo essere stato colpito dalle<br />
bombe.<br />
Da parte tedesca, una volta atterrati alle 11:27, facendo scalo a Haggard<br />
el Quasaba per rifornirsi prima di rientrare a Iraklion, gli equipaggi del I./LG.1<br />
che avevano condotto l’azione riferirono, con notevole ottimismo, di aver<br />
colpito l’incrociatore con ben nove bombe. Inoltre un cacciatorpediniere della<br />
scorta era stato raggiunto in pieno da una bomba, mentre altre due bombe<br />
128
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
L’emblema del I./LG.1 sulla carlinga di un bombardiere Ju 88, e il comandante del<br />
gruppo capitano pilota Joachim Helbig, <strong>nel</strong>l’immagine col grado di generale,<br />
insignito della croce di cavaliere con fronde di quercia spade e brillanti.<br />
caddero sul fianco di quella nave e molte altre <strong>nel</strong>le vicinanze. Fu notato a prua<br />
lo sviluppo di fumo.<br />
Le incursioni contro le unità navali britanniche che dirigevano verso<br />
Alessandria si susseguirono con intensità crescente da parte di aerei tedeschi, e<br />
poco dopo che il Coventry era stato colpito e immobilizzato una formazione di<br />
venti Ju 88 del 2° Gruppo del 1° Stormo Sperimentale del X Fliegerkorps,<br />
decollata alle 10:15 da Iraklion al comando del maggiore Gerhard Kollewe,<br />
raggiunse l’obiettivo <strong>nel</strong>la zona di Tobruch, per poi attaccare singolarmente gli<br />
obiettivi navali. Uno degli Ju 88, colpito durante la picchiata dal fuoco delle<br />
mitragliere della MTB 308 (ten. vasc. Roy Yates), precipitò sulla medesima<br />
motosilurante, che era rimasta inizialmente immobilizzata per danni alle<br />
macchine causati dall’attacco degli Mc. 200 del maggiore Viale, per poi<br />
riprendere la navigazione. La piccola unità andò perduta, disintegrandosi, con<br />
l’intero equipaggio. Decedettero anche i quattro uomini del velivolo tedesco,<br />
che apparteneva alla 4 a Squadriglia (4./LG.1), e aveva per capo equipaggio il<br />
sottufficiale Karl-Heinz Bruns.<br />
Il cacciatorpediniere Zulu, che dopo essere stato mancato da alcune<br />
bombe aveva ricevuto l’ordine di raggiungere l’immobilizzato Coventry per<br />
dargli il colpo di grazia con i siluri, durante la navigazione verso nord fu preso<br />
di mira, assieme alle motosiluranti, da ventotto Ju 88 del X Fliegerkorps<br />
decollati alle 11:45 da Creta in due formazioni, rispettivamente di dodici e sette<br />
velivoli. La prima formazione non rilevò colpi a segno, mentre gli equipaggi<br />
129
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
della seconda rientrando alla base sostennero di aver colpito con due bombe<br />
un piccolo incrociatore. Si trattava certamente dello Zulu.<br />
Iniziarono poi gli attacchi del Fliegerführer Afrika, che impiegò durante<br />
tutto il pomeriggio del 14 settembre ben cinquantotto velivoli dello St.G.3<br />
(tenente colon<strong>nel</strong>lo Walter Sigel), due dei quali appartenenti al 2° Gruppo<br />
(II./St.G.3), comandato dal capitano Kurt Kuhlmey, precipitarono andando<br />
completamente distrutti per collisione avvenuta sull’aeroporto di Haggag el<br />
Quasaba; incidente che determinò la morte dei quattro uomini degli equipaggi,<br />
piloti e mitraglieri.<br />
Le prime due formazioni dello St.G.3, costituite ciascuna da quindici<br />
velivoli Ju 87, decollate rispettivamente alle 05:40, e alle 09:05; la prima per una<br />
ricognizione offensiva <strong>nel</strong>la zona di mare tra Marsa Matruh e El Alamein; la<br />
seconda per attaccare una formazione navale. Entrambe non avvistarono<br />
l’obiettivo. La formazione che seguì con partenza alle 12:05, costituita da otto<br />
velivoli dello St.G.3, attaccando <strong>nel</strong>le prime ore pomeridiane riusciva a<br />
conseguire un risultato utile contro una delle motosiluranti, affondandola a<br />
nord di Marsa Matruh. Si trattava della MTB 310 (ten. vasc. Stewart Lane), che<br />
alle 07:30, come abbiamo detto, era stata colpita gravemente dagli Mc. 200<br />
dell’8° Gruppo Caccia. Gli equipaggi tedeschi rilevarono che quella piccola<br />
nave era carica di soldati, i quali, assieme ai membri dell’equipaggio, si<br />
salvarono raggiungendo la costa africana.<br />
Sempre <strong>nel</strong>le prime ore pomeridiane, fu lo Zulu a costituire il principale<br />
bersaglio della Luftwaffe. Dapprima fu attaccato da nove bombardieri Ju 88 del<br />
II./LG.1, che però non riuscirono a mettere colpi a segno. Secondo il rapporto<br />
dell’O.B.S. uno degli Ju 88 della 6 a Squadriglia, con pilota e capo equipaggio il<br />
tenente Alfred-Peter Auer, fu abbattuto dalla contraerea tedesca mentre<br />
atterrava a Haggag el Quasaba, e un altro Ju 88 finì in mare essendo stato<br />
costretto il pilota a effettuare un ammaraggio forzato a 30 km a nord-nordest<br />
di Capo Kenays.<br />
Ma era destino che per il cacciatorpediniere si realizzasse un epilogo<br />
fatale. Lo Zulu poté raggiungere il Coventry, per poi portare a termine la<br />
missione affidatagli. Alle 15:15 il cacciatorpediniere raggiunse l’incrociatore e,<br />
dopo che l’equipaggio lo aveva abbandonato, e in parte era stato recuperato in<br />
mare dai cacciatorpediniere di scorta Beaufort (ten. vasc. Standish O’Grady<br />
Roche) e Dulverton (cap. corv. William Napier Petch), gli dette il colpo di grazia<br />
con lancio di due siluri. Il Coventry, con il quale andarono perduti il<br />
comandante, cap. vasc. Dendy, e 64 uomini, affondò in serata in lat. 32° 40' N,<br />
long. 28° 17' E, in una profondità di 2500 m.<br />
130
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
In partenza da una base della Libia uno degli Ju 87 dello St.G.3 del Fliegerführer<br />
Afrika.<br />
Ma a partire da questo momento, essendo rimasta l’unità navale<br />
britannica più rappresentativa, lo Zulu costituì il principale bersaglio degli Ju 88<br />
del 1° Stormo Sperimentale, e degli Ju 87 del 3° Stormo Stuka. Vediamone lo<br />
svolgimento.<br />
Su venti bombardieri dell’LG.1 decollati tra le 13.55 e le 17.50 dagli<br />
aeroporti di Creta in quattro formazioni, soltanto la prima, con sette velivoli<br />
del I./LG.1, rintracciò l’obiettivo da attaccare. I bombardieri picchiarono sulle<br />
unità britanniche in ritirata, che reagivano agli attacchi sparando con tutte le<br />
loro armi. Ciononostante lo Zulu riportò alcuni danni per una bomba caduta<br />
vicino allo scafo, che causò al cacciatorpediniere una diminuzione di velocità e<br />
mise fuori uso le apparecchiature radio.<br />
Particolarmente esaltante fu invece il racconto che gli equipaggi dei sette<br />
Ju 88 fecero nei loro rapporti al rientro alla base, come appare <strong>nel</strong> bollettino<br />
( 53)<br />
dell’O.B.S.:<br />
1 colpo da 250 chili su un incrociatore leggero, due bombe da 250 chili colpiti<br />
(53) AUSA, Bollettini operativi giornalieri della 2 a Luftflotte, fondo SIOS.<br />
131
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Velivoli Mc. 200 della 92 a Squadriglia dell’8° Gruppo Caccia, che alle 07:30 del 14<br />
settembre attaccarono e danneggiarono la motosilurante MTB 310 a nord-est di<br />
Tobruch.<br />
Bombardieri tedeschi JU 88 della 5 a Squadriglia del II./LG.1. Nel corso delle<br />
operazioni questo gruppo da bombardamento del 1° Stormo Sperimentale del X<br />
Fliegerkorps perse tre velivoli.<br />
132
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Una squadriglia di bombardieri Ju. 88 del I./LG.1 mentre in formazione vola sul<br />
mare per attaccare unità navali nemiche.<br />
altrettanti cacciatorpediniere, uno incendiato fu visto fermarsi. Altro cacciatorpediniere<br />
colpito con una bomba da 500 chili e da una da 250 chili a metà scafo, fu visto<br />
fermarsi in fiamme. Altro cacciatorpediniere colpito presso il fianco da due bombe da<br />
250 chili e sicuramente danneggiato.<br />
La navigazione verso oriente dello Zulu e dei due cacciatorpediniere di<br />
scorta Hursley e Croome ebbe un epilogo fatale <strong>nel</strong> corso di quel pomeriggio del<br />
14 settembre. Una prima azione assegnata a tre cacciabombardieri Bf 109 dello<br />
Stormo Africa (Jabo.St.Afrika), decollati alle 13:15 per attaccare la formazione<br />
navale, non ebbe successo per mancato avvistamento dell’obiettivo.<br />
Successivamente, le tre navi britanniche furono attaccate da una formazione di<br />
otto Ju 87 dello St.G.3 decollati alle 13:35 da Haggag el Quasaba. I piloti degli<br />
Stuka notarono molte bombe cadere vicino agli scafi, ma senza conseguire<br />
colpi diretti sui bersagli. Poi, alle 15:30, sopraggiunse sul medesimo obiettivo<br />
un’altra formazione di bombardieri in picchiata, decollata anch’essa da Haggag<br />
el Quasaba, costituita da diciannove Ju 87 del 3° Gruppo del 3° Stormo Stuka<br />
(III./St.G.3), e guidata dal comandante del reparto, capitano Kurt Walter. I<br />
133
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
piloti, rientrati alla base, dichiararono di aver centrato con una bomba da 250<br />
kg un cacciatorpediniere, sul quale si sviluppò un grosso incendio.<br />
In effetti, alle ore 16:15 secondo l’orario britannico, la bomba esplose<br />
<strong>nel</strong>la sala macchine dello Zulu, determinando l’allagamento delle sale caldaie e<br />
macchine, e arrestandone la velocità. Il cacciatorpediniere, sbarcati i soldati che<br />
ancora erano a bordo, trasferendoli con quasi tutto l’equipaggio sul Croome, che<br />
imbarcò nove ufficiali, centottanta marinai e sessanta Royal Marines, fu preso a<br />
rimorchio dall’Hursley (ten. vasc. William John Patrick Church). Ma poiché la<br />
galleggiabilità dello Zulu era compromessa dalle forti entrate d’acqua in carena,<br />
il cacciatorpediniere fu definitivamente abbandonato, anche dal nucleo degli<br />
uomini che era rimasto a bordo per le operazioni di rimorchio.<br />
Dopo un attacco di altri nove Ju 87 dello St.G.3 giunti sulle navi<br />
superstiti alle 16:45, i cui equipaggi ritennero di aver visto una bomba da 250<br />
kg esplodere presso il fianco di un cacciatorpediniere, da parte tedesca <strong>nel</strong><br />
tardo pomeriggio, tra le 16:00 e le 17:50, vennero ancora inviati in volo tredici<br />
Il cacciatorpediniere Zulu manovra per schivare le bombe sganciate dagli Ju 87 del<br />
III./St.G.3. La foto è stata ripresa da uno Ju 88 D da ricognizione della 1.(F)/121.<br />
134
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Altra immagine scattata da uno Ju 88 D da ricognizione della 1(F)/121. Ore 15:01, il<br />
momento in cui lo Zulu è colpito dagli Ju 87 del III./St.G.3.<br />
Ju 88 del X Fliegerkorps, decollati in tre piccole formazioni, quattordici Ju 87, e<br />
dodici caccia bombardieri Bf. 109 del Fliegerführer Afrika, anche questi ultimi<br />
decollati in tre piccole formazioni.<br />
Volando in unica formazione, i quattordici Ju 87 poterono svolgere con<br />
regolarità la loro missione attaccando, alle 17:10, quattro motosiluranti, senza<br />
però poterne valutare gli effetti distruttivi. Seguirono poi le azioni dei<br />
cacciabombardieri dello Jabo.St.Afrika. La prima pattuglia di tre Bf 109, partita<br />
alle 16:00 per attaccare le forze navali, non avvistò l’obiettivo; altri tre Jabo,<br />
partiti alla stessa ora, attaccarono a volo radente un incrociatore circondato da<br />
due cacciatorpediniere a 180 miglia a nord di El Daba.<br />
Uno dei cacciatorpediniere apparve colpito da due bombe da 50 kg.<br />
Infine, sei Jabo Bf 109 attaccarono una formazione navale a nord di El Daba,<br />
con le bombe che caddero molto vicine agli scafi delle unità britanniche prese<br />
di mira.<br />
135
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Bristol Beaufighters del 272 Squadron della RAF del Medio Oriente, che<br />
<strong>nel</strong>l’operazione Agreement, partendo dalle basi egiziane, furono intensamente<br />
impiegati per la protezione delle navi britanniche.<br />
Nel corso di queste ultime azioni, con inizio alle 17:45, decollarono<br />
quattordici caccia Bf 109 dell’JG.27 con il compito di essere impiegati <strong>nel</strong>la<br />
scorta ai bombardieri in picchiata dello St.G.3.<br />
Le azioni tedesche della giornata si conclusero con le missioni di tredici<br />
Ju 88 dell’LG.1, decollati da Creta in tre formazioni alle ore 17:20, 17:48 e<br />
17:50, e rispettivamente costituite da quattro, sei e tre velivoli. Ma, a causa della<br />
sopraggiunta oscurità, soltanto i primi quattro Ju 88 riuscirono a rintracciare<br />
l’obiettivo. Uno di essi, alle 18:15 attaccò in picchiata un presunto incrociatore,<br />
e alle 19:30 gli altri tre velivoli della formazione attaccano, sempre in picchiata,<br />
tre cacciatorpediniere di cui due fermi senza ottenere risultati, anche perché<br />
l’attacco fu disturbato da caccia britannici a lungo raggio Beaufighter. I due<br />
cacciatorpediniere visti fermi erano certamente l’immobilizzato Zulu, affiancato<br />
dal Croome che ne stava recuperando gli uomini dell’equipaggio e i marine che si<br />
trovavano a bordo.<br />
Due dei sei velivoli Ju 88 della seconda formazione non avendo trovato<br />
le navi andarono a sganciare le bombe su obiettivi nemici della costa egiziana,<br />
rispettivamente a est di El Hamman e sull’aeroporto di Burg El Arab.<br />
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Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Bella immagine di un cacciabombardiere tedesco Bf 109 <strong>nel</strong>la configurazione<br />
«Jabo». Notare la bomba da 250 kg sotto la carlinga.<br />
Durante le missioni per la protezione delle navi da parte dei Beaufighter<br />
della R.A.F., il sergente S.J. Kernaghan, pilotando un velivolo del 272°<br />
Squadron, si accreditò, con molto ottimismo, l’abbattimento di uno Ju 87 e il<br />
probabile abbattimento di uno Ju 88. Anche il comandante del cacciatorpediniere<br />
Croome sostenne di aver abbattuto uno Ju 88.<br />
Dopo l’imbrunire, alle 21:54, lo Zulu, sbandando sulla dritta e<br />
capovolgendosi, affondò rapidamente in lat. 32° 00' N, long. 28° 56' E, a nord<br />
di Marsa Matruh. Ciò avvenne prima che fosse potuto intervenire il<br />
rimorchiatore Brigant, fatto partire da Alessandria, scortato dai cacciatorpediniere<br />
di scorta Aldenham e Belvoir e dai velivoli da caccia a lungo raggio<br />
Beaufighter del 252° e del 272° Squadron della R.A.F. Con lo Zulu si persero<br />
38 uomini, compresi 4 ufficiali.<br />
L’operazione Daffodil del <strong>piano</strong> Agreement ebbe praticamente termine<br />
alle 07:05 del 15 settembre, quando i superstiti cacciatorpediniere arrivarono<br />
<strong>nel</strong> porto di Alessandria, sbarcandovi i feriti e gli altri superstiti delle navi<br />
affondate. Vi arrivò miracolosamente anche una delle motosiluranti più<br />
danneggiate, la MTB 313 (sottoten. vasc. Thomas George Fuller), sebbene la<br />
sala macchine fosse stata colpita seriamente dal mitragliamento degli aerei.<br />
137
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
L’attacco britannico contro Tobruch. (Disegno di Antonio Mattesini)<br />
Danni di una certa importanza aveva riportato anche la MTB 266 del<br />
sottoten. vasc. Broad, a causa delle schegge per una bombe esplosa vicino allo<br />
scafo, sganciata da uno Stuka tedesco.<br />
Le considerazioni di Supermarina<br />
Si concluse in tal modo l’Agreement, un’operazione che, come disse il generale<br />
Alexander, “fu un vero fallimento”. Per avere buon esito essa avrebbe dovuto<br />
essere preparata più accuratamente ed effettuata con maggiore spiegamento di<br />
forze, come fu messo in rilievo <strong>nel</strong>la citata inedita relazione di Supermarina,<br />
compilata sulla scorta del <strong>piano</strong> operativo britannico trovato il giorno 15<br />
settembre dagli italiani su un mezzo da sbarco finito in costa.<br />
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Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
Bella immagine del cacciatorpediniere britannico Zulu, che fu affondato dagli Ju<br />
87 tedeschi del III./St.G.3.<br />
( 54)<br />
Nelle “Osservazioni conclusive” di tale relazione era, infatti, detto:<br />
1°) Il <strong>piano</strong> generale nemico era bene ideato e, qualora avesse avuto pieno successo,<br />
avrebbe effettivamente sconvolto tutta l’organizzazione logistica delle nostre<br />
retrovie, determinando una grave crisi in cui si sarebbe giovata l’8 a Armata <strong>nel</strong>la<br />
sua offensiva.<br />
2°) Il <strong>piano</strong> nemico ha però completamente sottovalutato le entità e capacità della<br />
nostra difesa. Infatti, pur avendo ottenuto per tutte le azioni il vantaggio<br />
dell’assoluta sorpresa (ciò che il nemico avrebbe dovuto prudenzialmente ritenere<br />
come improbabile), è mancata la forza capace di sfruttare il successo iniziale.<br />
3°) Detta sottovalutazione è dimostrata anche dal fatto che il nemico aveva disposto il<br />
<strong>piano</strong> di ripiegamento soltanto per il caso di successo. La mancanza di un <strong>piano</strong><br />
di ripiegamento in caso di insuccesso e di disposizioni in caso di resistenza della<br />
(54) AUSMM, Scontri navali e operazioni di guerra, b. 91, “Supermarina, Operazione<br />
nemica contro Tobruk e retrovie della Cirenaica, 14 Settembre 1942-XX”.<br />
139
F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Da sinistra, le motosiluranti MTB 313 e MTB 260 a Malta. L’unità a destra è la<br />
MTB 77, che non partecipò all’operazione Agreement.<br />
140<br />
difesa, hanno provocato una crisi grave specialmente <strong>nel</strong>l’operazione contro<br />
Tobruk.<br />
4°) Anche l’impiego della R.A.F. non prevedeva il caso di insuccesso dello sbarco, così<br />
che <strong>nel</strong>l’attacco contro Tobruk le azioni aeree sono interamente cessate alle<br />
031514, mentre la successiva ripresa delle azioni avrebbe potuto contribuire ad<br />
infrangere le resistenze ed a facilitare il ripiegamento.<br />
5°) Altro grave elemento di crisi per il nemico è stato l’errore <strong>nel</strong> punto di sbarco della<br />
Forza A, che ha fatto mancare l’investimento dell’abitato di Tobruk e delle<br />
batterie della penisola.<br />
6°) La sorpresa iniziale è stata determinata dal mancato avvistamento aereo delle<br />
Forze Navali A – C – D nei giorni precedenti all’azione; nonché, per quanto<br />
riguarda la Forza B, all’insufficiente vigilanza <strong>nel</strong> settore della difesa perimetrale<br />
terrestre di Tobruk.<br />
7°) Da notare infine la grande importanza che – come a Dieppe – il nemico<br />
attribuiva alla cattura di mezzi da sbarco dell’Asse.
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
In effetti, a differenza di quanto pensavano i britannici, che <strong>nel</strong><br />
predisporre i loro piani avevano sottovalutato le capacità di reazione della<br />
guarnigione di Tobruch, specialmente degli italiani ritenuti “combattenti di bassa<br />
forza” e anche “mediocri”, le forze dell’Asse, dopo la sorpresa iniziale che<br />
determinò un certo sbandamento di alcuni nuclei della difesa, avevano saputo<br />
reagire con prontezza, iniziativa e valore. Ne furono testimonianze le perdite<br />
riportate dai marine e dai guastatori britannici, che furono catturati <strong>nel</strong>la quasi<br />
totalità prima che avessero potuto arrecare danni alle opere portuali della<br />
piazzaforte.<br />
Anche le perdite della Royal Navy furono assai elevate, dal momento che<br />
non rientrarono alle basi un incrociatore contraereo, due grossi cacciatorpediniere<br />
di squadra, quattro motosiluranti e due motolance. ( 55) Con<br />
l’affondamento del Coventry, dello Zulu e delle due motosiluranti MTB 308 e<br />
MTB 310, i maggiori successi vennero conseguiti dai reparti aerei tedeschi del<br />
X Fliegerkorps e del Fliegerführer Afrika, la cui attività si può riscontrare sui<br />
bollettini operativi dell’O.B.S.<br />
Il X Fliegerkorps, cui è da accreditare, con gli Ju 88 dell’LG.1, l’affondamento<br />
dell’incrociatore Coventry e della motosilurante MTB 312, impiegò<br />
durante tutta la giornata 89 Ju 88, dei quali 75 bombardieri e 14 ricognitori,<br />
mentre il Fliegerführer Afrika, i cui Stuka affondarono il cacciatorpediniere<br />
Zulu e la motosilurante MTB 310, mandò in volo 16 bombardieri Ju 88, 73<br />
tuffatori Ju 87 e 13 cacciabombardieri Bf 109, mentre altri 103 caccia Bf 109<br />
effettuarono scorte a velivoli e partenze su allarme.<br />
Da parte italiana, assai bene si comportarono i caccia Mc. 200 del 13°<br />
Gruppo Assalto, che colpirono con una bomba il cacciatorpediniere Sikh,<br />
distrussero la motosilurante MTB 312 e le due motolance ML 352 e ML 353, e<br />
immobilizzarono una seconda motosilurante, la MTB 308, poi distrutta da un<br />
aereo tedesco. Risultati che, come scrisse <strong>nel</strong>la sua citata relazione il<br />
comandante del reparto, maggiore Viale, furono “conseguiti essenzialmente per il<br />
coraggio dei piloti che effettuarono il tiro <strong>nel</strong>la massima totalità a bassissima quota, con grave<br />
rischio personale per le esplosioni ravvicinate delle bombe”.<br />
Infine il cacciatorpediniere Sikh fu affondato dagli sforzi congiunti delle<br />
batterie costiere italiane e tedesche, mentre una motosilurante fu catturata<br />
indenne dal motodragamine R 10 della Kriegsmarine. Tutto questo fu<br />
conseguito con la perdita di cinque aerei tedeschi, tre Ju 88 del II./LG.1, e due<br />
tuffatori Ju 87 del II./St.G. 3 entrati in collisione, e nessuna perdita italiana.<br />
(55) AUSMM, Scambio notizie con Ammiragliato britannico, “Sbarco inglese a Tobruk,<br />
del 14 Settembre 1942 (perdite inglesi secondo le relazioni britanniche)”.<br />
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F. Mattesini - L’operazione “Daffodil” <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> “Agreement”<br />
Occorre dire che <strong>nel</strong> fallimento britannico dell’attacco a Tobruch, dal<br />
momento dello sbarco fino alla ritirata britannica, i tedeschi si presero la<br />
maggior parte dei meriti. Ne fu primo portavoce il feldmaresciallo Kesselring<br />
che, scrivendo il 17 settembre al maresciallo Ugo Cavallero, capo di stato<br />
maggiore generale delle Forze Armate italiane (Comando Supremo), sosteneva<br />
che “L’insuccesso di Tobruk era dovuto in prima linea all’azione veramente superiore del<br />
114° gruppo contraereo di riserva”. In definitiva, con questa affermazione,<br />
Kesselring addebitava ai cannoni tedeschi i maggiori meriti per la difesa della<br />
piazza, nonché evidentemente per l’affondamento del cacciatorpediniere Sikh e<br />
il danneggiamento del gemello Zulu, come i tedeschi hanno sempre sostenuto<br />
trovando stimatori tra gli storici britannici.<br />
Motodragamine tedeschi della 6 a Flottiglia in navigazione lungo le coste della<br />
Cirenaica.<br />
Questa lettera, in cui si riportavano previsioni e giudizi sulla situazione<br />
del traffico navale e di quella terrestre sul fronte di El Alamein, e il modo<br />
migliore per rendere sicure le retrovie, fu fatta leggere a Mussolini, al quale<br />
Cavallero aveva detto che quella del nemico era “stata una piccola Dieppe”<br />
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Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> - Marzo 2013<br />
(riferimento alle perdite subite <strong>nel</strong>lo sbarco britannico del 20 agosto 1942) e<br />
poi inviata in copia al maresciallo Bastico. Nella risposta al feldmaresciallo,<br />
riguardo all’episodio di Tobruch Cavallero, probabilmente rimasto perplesso,<br />
non fece alcun commento, eludendolo.<br />
Occorre dire che <strong>nel</strong>la segnalazione dell’attacco trasmessa il 14 settembre<br />
al Comando Supremo dal Comando del maresciallo Rommel, si affermava che<br />
i tentativi dei mezzi navali nemici erano stati “contenuti e contrattaccati da reparti del<br />
battaglione “S. Marco” e dell’Esercito germanico”, facendo intendere che anche il<br />
contributo tedesco era stato importante, se non determinante. ( 56) Sulla scorta di<br />
queste informazioni, quello stesso giorno Cavallero aveva fatto preparare, e<br />
dettato per telefono al Duce per la sua approvazione, un bollettino di guerra, in<br />
cui metteva in risalto, <strong>nel</strong> fallimento nemico, il determinante contributo delle<br />
( 57)<br />
armi italiane e tedesche.<br />
(56) Ha scritto il feldmaresciallo Rommel <strong>nel</strong>le sue memorie: “Il 15 settembre mi recai<br />
personalmente a Tobruk in aereo ed espressi alle truppe il mio riconoscimento per la ben condotta azione<br />
difensiva della costa. Effettivamente la notizia dell’attacco britannico a quel porto ci aveva sconcertati,<br />
trattandosi di uno dei nostri punti più sensibili. Io temevo che un’operazione simile sarebbe stata ripetuta<br />
dal nemico all’inizio della sua offensiva e richiamai l’attenzione dell’ammiraglio Lombardi e del generale<br />
Deindl sulla necessità che facessero di tutto per assicurare la difesa della fortezza.”. E. Rommel, op. cit.,<br />
p. 230. Il 16 settembre Rommel inviò un lungo rapporto all’Alto Comando delle Forze<br />
Armate tedesche (O.K.W.), in cui affermava che le azioni nemiche contro Tobruch, Gialo,<br />
Bengasi e Barce dovevano rappresentare “dei diversivi e delle azioni di disturbo, intese a<br />
mascherare le intenzioni del nemico” sul fronte di El Alamein, AUSMM, Documenti riguardanti il<br />
Feld-Maresciallo Erwin Rommel.<br />
(57) SME-US, Diario Storico ... , cit., vol. VIII, tomo I, Diario, Roma, 1999, p. 140 e<br />
p. 149.<br />
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